20 dicembre 2017 - 22:45

Il Senato cambia le regole
Non potranno più nascere
i gruppi dei «transfughi»

Passa la riforma bipartisan: lite sul no all’allattamento in Aula. Snellito l’iter delle leggi, limitato l’ostruzionismo, tagliati i tempi, valorizzati i lavori delle commissioni

Senato (Ansa) Senato (Ansa)
shadow

È la rivincita del Senato. In coda alla legislatura in cui la Camera alta ha rischiato di essere azzerata (se avesse vinto il Sì al referendum), l’assemblea di Palazzo Madama si autoriforma con il consenso di tutti i partiti. Il nuovo regolamento del Senato approvato dall’aula snellisce l’iter delle leggi, limita l’ostruzionismo, taglia i tempi, valorizza i lavori delle commissioni e, soprattutto, pianta robusti paletti per arginare i «cambi di casacca» finalizzati alla nascita di nuovi gruppi con sigle diverse da quelle che hanno partecipato alle elezioni. Con le nuove regole non sarebbero mai potuti nascere, ad esempio, i gruppi del Nuovo centrodestra di Alfano, quello di Ala di Denis Verdini e pure Mdp di Bersani e di D’Alema. In futuro, chi vorrà promuovere una scissione avrà due opzioni: traghettare in un gruppo già esistente oppure finire nel Misto.

Ma l’allattamento no

È stata cancellata la pausa pranzo lunga che fin qui ha permesso ai senatori di riprendere i lavori alle 16.30. Bocciata, invece, la proposta del M5S che avrebbe consentito alle neomamme senatrici di allattare in Aula: «Sarebbe un privilegio che non hanno le altre donne che lavorano», ha detto l’azzurro Francesco Nitto Palma. E anche l’ex grillina Laura Bignami (Misto) ha detto che sarebbe stato complicato «cambiare i pannolini aula ai poppanti». Dalla Camera, però, si è fatta sentire Laura Ravetto (Forza Italia) che aspetta un bambino: «È da trogloditi dire che sarebbe un privilegio. Hanno paura del seno nudo di una donna che allatta?». Con il nuovo regolamento si è compiuto «una specie di miracolo», ha scritto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di rallegramenti inviato al relatore Roberto Calderoli (Lega) che, però, ha voluto incrinare il clima natalizio istaurato in Aula con una battuta aspra contro chi ha provato a cancellare il Senato: «Grazie all’ex premier Renzi e alla sottosegretaria Boschi perché con la loro assenza hanno consentito l’approvazione del regolamento». In realtà, il «miracolo» è «merito di tutti», ha detto il capogruppo del Pd Luigi Zanda che per molti mesi ha presieduto il comitato ristretto composto da Calderoli, da Anna Maria Bernini (Forza Italia) e da Maurizio Buccarella (Cinque Stelle).

«Riforma straordinaria»

Il presidente del Senato Pietro Grasso — che istituì quel comitato ristretto ben prima di immaginare di cambiare partito (eletto nel Pd oggi è nel Misto, ma è il leader di Liberi e uguali) — rivendica un ruolo nel varo del Regolamento: «Senza forzature, con il contributo di tutti, abbiamo fatto una riforma straordinaria che ha anche ripreso il “decalogo” da me proposto alla giunta del Regolamento». Per paradosso, e lo hanno fatto notare Doris Lo Moro e Lorendana De Petris (LeU), il partito di Grasso potrebbe non avere un gruppo autonomo anche se a marzo supererà abbondantemente la soglia del 3% perché il minimo per costituire un gruppo rimane fissato a 10 senatori. Il verdiniano Lucio Barani (Ala) ha provato in tutti i modi, chiedendo una raffica di voti segreti, a far impallinare il regolamento ma alla fine, come ha ribadito l’azzurro Maurizio Gasparri, è prevalso l’appoggio convinto al «miracolo»: 171 sì e 37 no.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT