28 dicembre 2017 - 22:15

Renzi studia le regole d’ingaggio per il premier (schierato a Roma)

Gentiloni è disposto a fare campagna e si è detto pronto a correre anche all’uninominale (si parla di Roma 1): ma più che nei comizi elettorali verrebbe esposto nelle trasmissioni tv, dove potrebbe funzionare bene il profilo rassicurante

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«Mi pare che Paolo sia andato molto bene»: Matteo Renzi rimarrà per qualche giorno lontano da Roma ma ha seguito — e commentato così con qualche amico — la conferenza di fine anno del premier Gentiloni.«Ha detto le cose giuste, a cominciare dal fatto che farà campagna elettorale con il Pd», ha spiegato Renzi ai collaboratori. Anche se in realtà le «regole di ingaggio» del presidente del Consiglio e dei ministri del Pd non sono ancora chiare. E infatti sia il premier che gli altri rappresentanti del governo chiedono al segretario di concordare «una strategia» in vista della campagna elettorale (cosa che non è ancora stata fatta) per evitare problemi. Perché, come ha detto ieri Gentiloni, «la nostra credibilità è patrimonio per il Pd». E tra i ministri c’è chi, come Marco Minniti, ha guardato con qualche sospetto le indiscrezioni di stampa che lo vorrebbero candidato a Reggio Calabria, senza che lui abbia mai concordato niente del genere con i vertici del partito.

Comunque Gentiloni è disposto a fare campagna e si è detto pronto a correre anche all’uninominale (si parla di Roma 1). Disponibilità che non era scontata perché la prova del collegio è la più difficile. Ma è chiaro che il premier non potrà fare quella campagna «corpo a corpo» che il segretario immagina per il resto del Pd. Sergio Mattarella ha lasciato trapelare la sua opinione in proposito: «Gentiloni va preservato dalle possibili polemiche della campagna elettorale». E il premier è d’accordo con lui. Renzi, che vuole puntare sul «Pd forza tranquilla di governo», è ben conscio di questo problema. Da un lato, il segretario intende spendersi Gentiloni nella campagna elettorale, dall’altro sa che non si può troppo forzare la mano. Perciò è intenzione del Pd procedere con cautela: il presidente del Consiglio non può trovarsi in imbarazzo. E tanto meno il capo dello Stato. Anche se per Renzi «tutti devono andare a prendere i voti».

L’idea è innanzitutto quella di far fare più tv al premier, evitando invece i comizi elettorali veri e propri. Insomma, si vuole vedere se il profilo rassicurante di Gentiloni funziona anche nelle trasmissioni televisive. Dopodiché, sondaggi alla mano, si deciderà il prosieguo della campagna. Con un occhio di riguardo alla Capitale, dove i 5 Stelle appaiono in difficoltà e dove il Pd intende, non a caso, candidare il premier, per dimostrare, nella «città retta dalla Raggi», che «il Partito democratico sa governare, anzi è l’unico credibile e in grado di farlo». E a nessuno è sfuggito l’accenno del premier alla Capitale: «Il governo è a disposizione di Roma». Come sarà allora la campagna elettorale del presidente del Consiglio? «Alla Gentiloni», risponde il premier sornione a chi glielo chiede.

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