Milano, 1 novembre 2017 - 21:41

Riforma intercettazioni: archivio segreto e via quelle inutilizzabili

La stretta in un provvedimento: nei verbali i nastri necessari all’inchiesta. Nove articoli in tutto e in pratica una sorta di rivoluzione, almeno per il modo in cui si è proceduto sinora

Andrea Orlando (Ansa) Andrea Orlando (Ansa)
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C’era un tempo in cui nessuno, in sostanza, era responsabile: gli indagati venivano intercettati, le conversazioni divenivano pubbliche, ancorché irrilevanti ai fini delle indagini, la privacy era violata. C’era anche un tempo, durato alcuni decenni e una sequela infinita di polemiche politiche, in cui tutto quello gli inquirenti intercettavano veniva trascritto in brogliacci o in documenti processuali. Oggi il governo cambia pagina. Con un decreto legislativo introduce una nuova normativa. Il Consiglio dei ministri eserciterà una delega che ha come obiettivo quello di realizzare «un giusto equilibrio fra interessi parimenti meritevoli di tutela a livello costituzionale, sia la libertà e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione che il diritto all’informazione», si legge nella nota che accompagnerà il provvedimento.

Via dai brogliacci d’ascolto

Nove articoli in tutto e in pratica una sorta di rivoluzione, almeno per il modo in cui si è proceduto sino ad oggi. Il procuratore generale sarà responsabile della segretezza di un archivio riservato delle intercettazioni, che verrà appositamente istituito e protetto. Gli ufficiali di polizia giudiziaria, su mandato del pubblico ministero, potranno intercettare come prima, o quasi, ma a differenza di prima non potranno trascrivere, neppure in modo sommario, se non le notizie utili ai fini dell’inchiesta, materiale probatorio su cui si esprimeranno subito sia il pm che i difensori e il gip. E dunque tutte le intercettazioni inutilizzabili — ovvero quelle contenenti dati privati, sensibili o comunque irrilevanti — non troveranno ingresso nei brogliacci d’ascolto, cioè nei verbali delle operazioni: saranno piuttosto indicate solo la data, l’ora e il dispositivo su cui la registrazione risulta essere avvenuta.

Pm a garanzia della riservatezza

La delega che oggi approva il governo, dopo che il ministro della Giustizia ha avuto confronti con avvocati, magistrati, Garante della privacy e giornalisti, precisa che il pm è preposto a garantire la riservatezza della documentazione. Al suo ufficio spetta la custodia, in apposito archivio riservato, del materiale irrilevante e inutilizzabile, con facoltà di ascolto e esame, ma non di copia, da parte dei difensori e del giudice. Contestualmente il pm è tenuto a elencare le comunicazioni e conversazioni ritenute utili nella prospettiva dell’accusa, selezionando cioè fin da subito il materiale ritenuto utile a fini di prova, e dando immediato avviso ai difensori delle parti delle facoltà di esaminare gli atti. Il decreto modifica il Codice penale e quello di Procedura. Dopo il varo in Cdm, ci sarà un ulteriore passaggio alle Camere per un parere consultivo. Si prevedono anche regole più stringenti per l’uso dei virus-spia come il Trojan, utilizzati dagli inquirenti. E anche un nuovo reato: la «diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente», punito con la reclusione fino a 4 anni, per «chiunque, al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo riprese audio o video, compiute fraudolentemente, di incontri privati». È in qualche modo la rivincita della privacy sull’uso indebito, e illegale, di smartphone e social network. Non c’è punibilità se la diffusione è diritto di cronaca. Infine: per tutelare la riservatezza, pm e giudici, nelle richieste e nelle ordinanze di misure cautelari, riporteranno «ove necessario» solo «brani essenziali» delle intercettazioni.

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