Milano, 4 novembre 2017 - 17:48

Anci: «La manovra del governo è regressiva, autonomie a rischio»

«Dopo una cura da cavallo che negli ultimi 5 anni ha comportato un taglio di 11 miliardi di euro, aumentano gli stati di predissesto»

Antonio Decaro Antonio Decaro
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«La manovra del governo è negativa e regressiva per i Comuni. Gli spazi finanziari per le spese correnti sono insufficienti e a questo punto l’articolo 5 della Costituzione è pura teoria visto che prevede delle competenze senza però riconoscere le risorse necessarie». Lo afferma il delegato Anci al fisco locale Guido Castelli, secondo il quale «mancano anche norme ad hoc per gli stati di predissesto, che stanno aumentando, il tutto dopo una cura da cavallo che negli ultimi 5 anni ha comportato un taglio di 11 miliardi di euro».

«Accantonamenti»

L’esponente Anci (presieduta da Antonio Decaro) punta il dito in particolare sulle risorse necessarie per l’adeguamento del contratto, «che peserà sui sindaci per circa 300 milioni, e sugli accantonamenti per i crediti di dubbia esigibilità, che sono crescenti». Per quest’ultimo capitolo, aggiunge Castelli, «si toccherà quest’anno un accantonamento record pari all’85%, passando in valore da 3,5 a 3,8 miliardi di euro». In vista dell’audizione nelle Commissioni Finanze Camera e Senato di martedì, l’esponente Anci fa sapere di avere approntato una serie numerosa di emendamenti, alcuni dei quali finalizzati al blocco del fondo crediti. Nel 2012, sottolinea ancora, «la percentuale di debito dei Comuni era pari al 3,8%, percentuale scesa ora al 2,8%; diversamente da quanto fa lo Stato centrale, che continua a indebitarsi, peraltro in deficit». Nonostante il ministero dell’Economia negli ultimi anni abbia liberato spazi per gli investimenti, riconosce Castelli, «sull’andamento dei Comuni continua a pesare il blocco del turnover per le assunzioni, altro elemento che zavorra la spesa per investimenti, che non riparte».

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