Milano, 11 novembre 2017 - 21:33

Alfano: «Dialogo con altre forze
ma al voto si può pure andare da soli»

La convention di Alternativa popolare sul programma: «No a una destra becera». La sfida del 3%. Gli apprezzamenti per Lupi che diventa coordinatore del partito

Da sinistra, Fabrizio Cicchitto, 77 anni, Sergio Pizzolante, 56, Beatrice Lorenzin, 46, Angelino ALfano, 47, Antonio Gentile, 67, e Maurizio Lupi, 58 (Imagoeconomica) Da sinistra, Fabrizio Cicchitto, 77 anni, Sergio Pizzolante, 56, Beatrice Lorenzin, 46, Angelino ALfano, 47, Antonio Gentile, 67, e Maurizio Lupi, 58 (Imagoeconomica)
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Duemila delegati convocati in fretta e furia a Roma per dimostrare che «Alternativa popolare c’è, dal Trentino a Lampedusa», e per confermare che alle elezioni politiche del 2018 il partito di Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin, Tonino Gentile e Giuseppe Castiglione si caratterizzerà come forza dichiaratamente europeista e antipopulista. «Siamo pronti ad andare da soli alle elezioni — ha spiegato il ministro degli Esteri del governo Gentiloni e leader di Ap, Alfano — e noi con una certa destra a trazione leghista non vogliamo avere nulla a che fare». Di eventuali conferme di un’alleanza con il centrosinistra — la sponda cui guarda gran parte di Ap, con l’eccezione dei lombardi che invece strizzano l’occhio a Berlusconi e a Maroni — se ne riparlerà nella direzione del 24 novembre: «Noi non abbiamo mai aderito al Pd né siamo diventati di sinistra ma abbiamo chiaro chi è contro l’Europa e chi ci vuole portare fuori dall’Euro, per cui chiunque verrà dovrà fare i conti con i nostri programmi», ha detto Alfano.

Dopo la disfatta siciliana

A sette giorni dalla disfatta siciliana (dove Ap, alleata con il Pd, non ha superato lo sbarramento del 5%), Alfano e Maurizio Lupi hanno promosso la conferenza programmatica in un albergo della periferia ovest di Roma riempiendo una grande sala con i delegati giunti («a spese loro») da ogni angolo della Penisola: «Per noi il momento non è facile — ha esordito Alfano — ma ci siamo e siamo orgogliosi di aver contribuito in questi anni a migliorare l’Italia. Senza la nostra scelta coraggiosa e responsabile la legislatura, con i risultati che ha prodotto, non sarebbe andata avanti». Agli ex amici di Forza Italia, Alfano manda a dire di smetterla «con le bugie e le ipocrisie su Ap»: «Noi non abbiamo cambiato partito, non siamo traditori. Abbiamo fondato un nuovo partito, quando ci è stato tolto il Pdl. Ben prima di noi Berlusconi aveva fatto un patto con Bersani per far nascere i governi Monti e Letta. Poi è giunto il patto del Nazareno. Per questo non accettiamo lezioni da Berlusconi».

Il ruolo di Lupi

Alfano ha elogiato Maurizio Lupi («Il mio compagno di banco in questa avventura»), fino a ricordare il «cinismo mediatico che lo colpì quando fu costretto a dimettersi da ministro». Il ruolo di Lupi — ora responsabile organizzativo del partito — è centrale in Lombardia dove molti dirigenti di Ap, che appoggia la giunta Maroni, vogliono rimanere nel centrodestra in vista delle Regionali del 2018. Per questo Lupi ha provato a tenere più di una porta aperta: «È finita l’esperienza di questo governo. Non c’è una alleanza scontata. Qui si apre la discussione: in base alla legge elettorale qual è la scelta migliore per rappresentare al meglio l’Italia al centro...».

La sfida del 3%

Così, per Ap, la sfida del 3%, il milione di voti abbondante necessario per entrare in Parlamento, è appena iniziata. Altrimenti, un’alleanza con il Pd porterebbe sotto soglia forse una manciata di «collegi sicuri». Dall’altra sponda, Romani (FI) e Giorgetti (Lega) confermano la chiusura ad Ap: «Mai con Alfano».

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