Milano, 11 novembre 2017 - 22:52

Pisapia: «Ora Renzi faccia uno sforzo di umiltà. E Grasso stia con noi»

L’ex sindaco di Milano: «Non mi rassegno alla sconfitta. Il Pd sbatte qua e là come un gattino cieco. Mi piacerebbe un impegno diretto di Prodi, Letta e Veltroni»

Giuliano Pisapia (Ansa)
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Avvocato Pisapia, lei oggi aprirà una manifestazione che si chiama «Diversa». Diversa dal Pd di Renzi? È chiuso ogni dialogo con Renzi al comando?
«Diversa da un Pd che crede di bastare a se stesso, che approva una legge elettorale che immagina le coalizioni e poi sparge il sale sulle ferite, che sbatte di qua e di là come un gattino cieco e che ancora non si capisce se voglia davvero costruire il ponte oppure voglia minarlo definitivamente. Ma voglio sempre ricordare una cosa: il Pd è un popolo, non è solo una persona. Il Paese ha bisogno di un governo riformista che lo accompagni con equità e giustizia sociale fuori dalla crisi e per fare questo ci vuole uno sforzo, anche umile, di dialogo ammettendo che si sono fatti degli sbagli e che ci sono cose da cambiare. Se tutto fosse stato perfetto la sinistra e il Pd non avrebbero perso quasi tutte le elezioni degli ultimi anni».

Diversa anche da Mdp di Bersani-D’Alema?
«All’iniziativa di oggi abbiamo anche invitato Roberto Speranza. Lo ascolterò con molto interesse. Certo, diversa da chi si è rassegnato alla sconfitta. Che non sarebbe solo una sconfitta elettorale ma una disfatta politica che peserebbe per chissà quanti anni».

Come valuta il ruolo del presidente del Senato, Pietro Grasso? È conciliabile con il suo progetto? Vi presenterete insieme unendo la cosa rossa con il mondo che lei sta raggruppando?
«Tutte le persone che condividono il quadro di valori di un centrosinistra radicalmente innovativo c’entrano con il nostro progetto. Ci sono stati molti ostacoli, gli scenari sono mutati più veloci del cielo quando c’è il temporale, ma se non si trova il modo di mettere insieme tutti quelli che nella nostra storia sono stati dalla stessa parte siamo destinati a finire fuori dal campo di gioco. E questo vorrà dire che le partite importanti le giocheranno gli altri. Dunque, sì, spero che il presidente Grasso, che conosco da tempo e stimo, e tanti altri siano parte dello stesso progetto. Oggi ascolteremo tutte le varie persone che rappresentano tanti mondi diversi. Sarà importante comprendere in quale direzione vanno».

Oggi ci saranno Cuperlo e Damiano del Pd e Speranza di Articolo 1, c’è ancora una possibilità di tenere insieme il centrosinistra?
«Se Cuperlo, Damiano, Speranza hanno accettato di essere con noi all’iniziativa, spero che significhi che anche loro si batteranno fino all’ultimo minuto. Abbiamo invitato personalità con storie e collocazioni politiche che oggi sono diverse offrendo una occasione di discussione. In comune queste persone hanno ancora la voglia di non rassegnarsi. Una sconfitta annunciata non è un grande obiettivo».

Prodi dice che il tempo è scaduto, Parisi ha parlato di «funerale». I «grandi vecchi» dell’Ulivo dovrebbero invece tornare a impegnarsi?
«Non è mio costume dire agli altri quello che devono fare, tantomeno mi permetterei di farlo con personalità che hanno già dato tanto al Paese. Il governo dell’Ulivo, al quale ho votato la fiducia, è stato probabilmente il migliore della storia recente. Ma se il fuoco sta per mandare in fumo la casa, è necessario che ognuno porti l’acqua col suo secchio… Ritirarsi perché scoraggiati, o perché arrabbiati, significa solo certificare che non c’è alternativa alla distruzione. Forse è una scelta saggia, ma quando si cammina sull’orlo del baratro ci sono sempre due possibilità: di caderci dentro o di salvarsi. E a volte la follia riesce a vincere sulla saggezza. Penso che dovremmo essere tutti l’ultimo dei giapponesi. Mi piacerebbe un impegno diretto di Prodi, Letta, Veltroni e altri. In parte tocca a loro ma d’altra parte qualche volta è stata data l’impressione che si preferisse che non si intromettessero e questo è stato un grave errore».

Un programma comune, magari di pochi punti, potrebbe essere l’ultima possibilità di stare assieme?
«Questo è il vero nodo. Una condivisione del programma è fondamentale: 10 proposte per l’Italia. Guardando a costruire il nuovo, che può essere un modo per correggere e cambiare, non a demolire il vecchio. Cinque subito e cinque nell’arco di una legislatura. Altrimenti le proposte per l’Italia le realizzeranno Salvini o Di Maio».

Se ogni sforzo di riconciliazione sarà alla fine vano, Campo progressista, insieme ai Radicali, ai Verdi, al mondo civico, si presenterà alle elezioni di marzo?
«Oggi con noi ci saranno il segretario dei Radicali, la presidente di Legambiente, sindaci importanti, la presidente della Camera Laura Boldrini che sta facendo un lavoro rilevante contro le discriminazioni. E ci sarà anche chi si è impegnato nelle “Officine delle idee”, un mondo di persone che con questo strumento si sono avvicinate alla politica. Esprimono una volontà di partecipare che credo non possa essere disattesa».

Per lei sono stati mesi non facili. Polemiche anche con amici come Vendola. Una professione non le manca, è uno dei più importanti avvocati italiani, ha mai pensato chi me lo ha fatto fare?
«In effetti mi hanno detto un po’ di tutto… Ho incassato con molta pazienza perché quello che mi interessa non è il mio destino personale, è il destino del Paese. Vede, l’esperienza di Milano, e di tanti altri comuni e regioni in cui ha vinto il centrosinistra, è stata la prova di due cose fondamentali: che uniti, si può battere il centrodestra e che, con competenza e ragionevolezza, governando si possono cambiare le cose. Alcuni momenti non sono stati facili e alcuni attacchi ingenerosi. Se avessi voluto dei “posti” avrei fatto altre scelte quando ho rifiutato ad esempio due volte di fare il ministro e anche più recentemente quando mi sono state fatte delle proposte di ruoli istituzionali… La verità è che ho sempre pensato che ne valesse la pena, nel 2010 mi sono candidato a Milano perché non volevo rassegnarmi ad un’altra vittoria della destra. Questa volta non mi rassegno ad una sconfitta che talvolta sembra assomigliare a un suicidio».

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