Milano, 12 novembre 2017 - 22:14

Segnali su ius soli e biotestamento. Direzione del Pd, Renzi prova a tendere la mano

Il segretario ha intenzione di aprire in modo molto chiaro a Pisapia e persino a Mdp. Nel Pd si lavora anche all’asse con Prodi

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Nessuna abiura. Non è nel carattere dell’uomo e comunque Matteo Renzi è convinto di non doverne fare perché «con il mio governo e con quello di Paolo abbiamo salvato l’Italia». Perciò oggi in direzione il segretario dovrebbe difendere il lavoro di Minniti sui migranti e ribadire la bontà del Jobs act. Ma questo non significa che resterà sordo agli appelli di quanti gli chiedono di farsi promotore dell’unità del centrosinistra. Anzi.

Il segretario ha intenzione di aprire in modo molto chiaro a Pisapia e persino a Mdp, benché resti molto scettico sulla «reale volontà» degli scissionisti. «Però — ha spiegato ai suoi — con Mdp governiamo insieme in 14 Regioni e in migliaia di Comuni, perciò farò questo tentativo seriamente». Il che significa anche prestare orecchio a richieste e suggerimenti. Essere disposto a dire che sul Jobs act c’è ancora da lavorare «perché i contratti a tempo determinato devono crescere ancora» e a provare a mandare in porto in Parlamento le due leggi che stanno a cuore a Pisapia, ma delle quali ha parlato ieri anche Veltroni: lo ius soli e il bio-testamento. L’importante, per Renzi, è «iniziare a ragionare presto sui contenuti perché ogni giorno in cui parliamo di tatticismi elettorali e non di problemi reali perdiamo consenso».

Nonostante tutto, il segretario pensa ancora che sia possibile un’intesa con Pisapia. Per questo ieri ha seguito con attenzione le parole dell’ex sindaco e ha approvato l’appello all’unità di Veltroni. Certo, se in questa fase arrivasse anche un intervento di Prodi sarebbe il benvenuto. Il Professore vuole stare fuori dalla mischia, ma sono stati aperti canali diplomatici anche con lui. Senza contare il fatto che Gentiloni ha da sempre ottimi rapporti con Prodi. Già, perché la novità di questo Pd renziano è che ora il partito si muove veramente «facendo squadra», per dirla con il segretario. Renzi, Fassino, Franceschini, ma anche Orlando ed Emiliano, si sono sentiti più volte in questi giorni perché l’obiettivo è quello di riuscire a votare all’unanimità in direzione il testo che riassume la relazione del segretario sulle alleanze con la sinistra e con il centro. L’unità del Pd, infatti, è per il leader un prerequisito fondamentale: «Dobbiamo essere uniti per dare forza al nostro tentativo di costruire una coalizione e per evitare che gli altri giochino sulle nostre divisioni».

Oggi non sarà il giorno della svolta, ma secondo i big del Pd si potranno porre le basi di un’alleanza. «Individuiamo quali sono i terreni comuni e partiamo da quello che ci unisce invece che da ciò che ci divide», ha spiegato il segretario ai suoi. E se non sarà possibile, allora ci si può unire ugualmente con un solo obiettivo: «Fare in modo che nei collegi non vincano le destre e i grillini». La risposta indiretta di Speranza, ieri, è stata tutt’altro che confortante: «Noi siamo alternativi a Berlusconi, Grillo e Renzi». Ma il segretario non demorde: «Chi vorrà rompere lo farà contro il Pd e non grazie al Pd».

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