Milano, 13 novembre 2017 - 20:54

Berlusconi: «Vincere più collegi». E punta sul partito dei sindaci

A Mallegni e Fiori lo scouting sul territorio. In prima linea anche i governatori. Le buone previsioni sui collegi uninominali. Ma l’obiettivo è riuscire ad andare oltre

(Ansa) (Ansa)
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«Devo ammettere di essermi sbagliato a essere così prudente sul Rosatellum. A sapere che sarebbe finita così, l’avremmo accolto con entusiasmo molto prima». Ormai è diventata una costante. Ogni qualvolta si ritrova a compulsare le rilevazioni della fidata sondaggista Alessandra Ghisleri, con tanto di proiezioni sul numero dei collegi in cui il centrodestra è in vantaggio, Silvio Berlusconi sorride di gusto. Una vita a combattere l’idea di ritornare al maggioritario «che favorisce il centrosinistra», anni e anni a debellare «il virus del Mattarellum» per poi ritrovarsi, all’alba della lunga campagna elettorale del 2018, col centrodestra in netto vantaggio sui rivali. Ma visto che l’uomo non è di quelli che si accontentano, e visto che all’idea di avere una maggioranza netta per il centrodestra non s’è rassegnato, ecco che da Arcore hanno scoperto l’uovo di Colombo. Una specie di «partito dei sindaci», anche se nella formula vengono compresi soprattutto i governatori e i consiglieri regionali, «per provare a vincere ancora più collegi». Quello che per anni è stato il sogno proibito di un pezzo di classe dirigente del centrosinistra — all’epoca bollato da Massimo D’Alema come il gruppo dei «cacicchi» — adesso rischia di diventare la chiave per il ritorno del centrodestra.

Pronto al grande salto

Così è nata l’idea di dar vita a una mini task force per individuare sul territorio dei possibili candidati da schierare nei collegi già dati per persi. A occuparsene — su mandato di Berlusconi — sono Massimo Mallegni, già sindaco di Pietrasanta pronto al grande salto in Parlamento, e Marcello Fiori, che dopo anni passati al fianco di Guido Bertolaso adesso si occupa di enti locali per Forza Italia. L’obiettivo, oltre a creare un raccordo con le liste minori che saranno agganciate al tridente FI-Lega-Fratelli d’Italia, è quello di capire quale può essere il contributo fattivo dei tanti sindaci e governatori che il centrodestra ha intenzione di schierare in prima linea nella campagna elettorale. Soprattutto al centrosud.

«Ciascuno candiderà chi vuole»

Perché non ci sarà soltanto il blocco del nord — da Luca Zaia a Roberto Maroni passando per Giovanni Toti, senza dimenticare il contributo dei «civici» come il sindaco di Trieste Dipiazza e quello di Venezia Brugnaro — a rappresentare la coalizione nei comizi di piazza, in tv, sulla Rete. D’altronde, come dicono nella war room di Arcore, «in quei collegi vinciamo anche se candidiamo dei perfetti sconosciuti». La partita si gioca soprattutto nei collegi del centrosud. Dove un ruolo di prim’ordine sarà riservato a veterani tornati in auge come il neogovernatore siciliano Nello Musumeci e a nuove leve come il sindaco di Perugia Andrea Romizi, senza dimenticare sindaci al secondo mandato come l’ascolano Guido Castelli. Difficile che le liste siano un tema di scontro tra partiti della coalizione anche perché nel maggioritario ci sarà un accordo nazionale mentre «nelle liste dei singoli partiti», come ha detto Salvini, «ciascuno candiderà chi vuole». Le risse, semmai, ci saranno all’interno delle singole forze politiche. Soprattutto dentro Forza Italia, che è già in fibrillazione.

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