Milano, 13 novembre 2017 - 22:21

Bersani chiude la porta: troppo tardi per un’intesa anche se Matteo lascia

L’accusa ai «padri nobili»: rispuntano dopo tre anni. «Il centrosinistra è stato raso a zero in tre anni, nella mia provincia avevamo piu Comuni ai tempi di Scelba»

(Ansa) (Ansa)
shadow

Nella sala stracolma del consiglio regionale, dove i militanti tra loro si chiamano «compagno» dai tempi del Pci, Pier Luigi Bersani è per tutti «il segretario». E quando finisce il suo intervento — un fiume di no a Renzi contenuto in un foglietto piccolo piccolo — il fondatore di Mdp ha ancora voglia di parlare: «I padri nobili? Non so se sono abbastanza nobile anche io per dire la mia». Per Prodi l’Italia è nel baratro, Veltroni invoca unità... «Sono benvenuti tutti gli appelli, ma i padri nobili che li fanno, alla buon’ora, per favore rispondano a questa domanda: come mai da tre anni il Pd le ha perse tutte? Non puoi esorcizzarla pensando che alle elezioni succede un’altra cosa, no. È colpa delle politiche sbagliate. Il centrosinistra è stato raso a zero in tre anni, nella mia provincia avevamo piu Comuni ai tempi di Scelba».

Ridono tutti tranne lui

Per il leader di Mdp il nodo è questo. È che una coalizione con tutti dentro, ma senza cambiare niente dei mille giorni di Renzi, sarebbe un inganno: «Diciamo che il Jobs act va bene, che la legge elettorale va bene? I nostri che si sono rifugiati nel bosco per non votare il Pd ne verrebbero fuori col bastone». Ridono tutti tranne Bersani, che non sarebbe disposto a siglare accordi nei collegi neppure se Renzi si facesse da parte: «Il Pd sceglie il segretario che vuole, il problema sono le politiche. Non si può continuare a dire che tutto va bene, lasciando le disuguaglianze alla penetrazione delle destre. La questione è questa, non i giochetti o i marchingegni elettorali. Se ci ammucchiamo senza cambiare nulla, non ne trovano uno che va a votare quella roba lì».

«Togliete i superticket, altro che fumisterie del cavolo»

Tra Catanzaro e Reggio è venuto per accogliere in Mdp 111 dem pentiti, tra amministratori locali e segretari di circolo. Quanto a lui, non tornerà indietro: «Il tempo è finito, non c’è più modo di cincischiare. Noi stiamo larghi, ma tiriamo dritto. Non vogliamo la cosa rossa. Basta che non si sputi sul rosso, sennò mi inalbero». Avanti senza centrosinistra, senza Pd? «Vorrei che ammettessero gli errori, ma non credo. L’unità piace a tutti, però le chiacchiere stanno a zero, servono i fatti. Noi vogliamo discutere col Pd renziano, purché si cambi registro». Pisapia ha fatto un passo di lato? «Chiedete a lui, non fatemi parlare sulle battute del tango. Noi andiamo avanti e se qualcuno intende parlare con noi saremo contentissimi». Le sue condizioni per un (improbabile) accordo con il Pd, Bersani non si stanca di ripeterle: «Lavoro stabile e ben retribuito, togliendo dal Jobs act un po’ di quella robaccia che ha portato al record storico di precariato». E poi welfare universalistico e un fisco fedele e progressivo: «Togliete i superticket, altro che coalizioni e fumisterie del cavolo». E ancora, in bersanese: «Con 200 miliardi di evasione se ne potrebbero tirar su una ventina, senza nemmeno far strillare le galline».

«Questa legge elettorale è fatta per dare addosso a noi e ai grillini»

Disegna un’Italia che non tiene il passo dell’Europa e spiega la crescita di CasaPound con la resa del centrosinistra di fronte all’esclusione sociale. Un altro dei suoi tormenti è la legge elettorale: «Non vorrei darvi una pista da Sherlock Holmes, ma l’hanno fatta apposta per tirare la volata alla destra». Renzi pensa ancora alle larghe intese con Berlusconi? «Dimmi con chi la fai e ti dirò con chi vai. E hanno pure sbagliato i calcoli, perché Verdini studia e i conti li sa fare, mentre questi qua non studiano mica. Ecco la drammatica verità». Come finisce? «Finisce che dobbiamo tenere viva la possibilità di richiamare una sinistra di governo. Non si pensi che questa gente qui va a votare Pd. No, si sono rotti e non è Bersani che può portarli lì». Nei collegi ognuno per sé? «I collegi portano i voti al proporzionale e non so quanto sia costituzionale. Quella legge è fatta per dare addosso a noi e ai grillini». Finisce con un appello a una campagna «a mani nude», perché «non è il tempo di pettinar le bambole».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT