Milano, 13 novembre 2017 - 21:27

La Lega gli taglia lo staff, Bossi non va a Montecitorio e salta il ritorno in tv

Prima due dipendenti lo portavano a turno a Roma. Ed era atteso dalla Berlinguer. L’ex senatore Leoni racconta di essere stato a casa di Bossi pochi giorni fa («Abito a 5 chilometri») e di non averlo trovato certo raggiante per questa situazione

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«Io sono il fratello minore dell’Umberto, capito? Siamo stati io, lui e pochi altri a fondare la Lega Lombarda nell’84, va bene? E allora a questo punto, no, non ci si doveva arrivare...». L’ex senatore del Carroccio, Giuseppe Leoni, 70 anni da Mornago, Varese, è furibondo. Ha appena saputo che a Umberto Bossi, dal 3 novembre scorso, i dirigenti di via Bellerio hanno tagliato lo staff: i due dipendenti che a turno, ogni settimana, accompagnavano a Roma il Senatùr per aiutarlo — dopo l’ictus del 2004 — a prendere parte ai lavori parlamentari sono stati sospesi. Il volo delle 19 da Linate, ieri sera, è partito senza di lui.

«Benedetto XVI vive in Vaticano, mica sotto i ponti del Tevere»

Oggi, dunque, Umberto Bossi non sarà in Aula a Montecitorio a discutere del disegno di legge sulla modifica territoriale che prevede il passaggio del comune di Sappada dal Veneto al Friuli. Discussione a cui sembra tenesse parecchio. E neppure sarà ospite di Bianca Berlinguer stasera a Cartabianca su RaiTre: il suo tanto atteso ritorno televisivo dopo lunghi anni di assenza. D’accordo la Lega in bolletta, la riorganizzazione, i conti bloccati dalla magistratura per l’inchiesta di Genova, gli impiegati in cigs fino all’anno prossimo, il taglio dei costi e tutto il resto, ma l’amico fraterno Giuseppe Leoni proprio non ci sta: «Al segretario Matteo Salvini e al suo vice Giancarlo Giorgetti — sbotta l’ex senatore leghista — dico di prendere esempio dalla Chiesa. Benedetto XVI vive ancora in Vaticano, mica sotto i ponti del Tevere! Anche adesso che è anziano, malato e non è più il papa titolare... Si ricordino, Giorgetti e Salvini: gli uomini non vanno mai umiliati».

«Troppo orgoglioso per lamentarsi»

Leoni racconta di essere stato a casa di Bossi pochi giorni fa («abito a 5 chilometri») e di non averlo trovato certo raggiante per questa situazione: «Ma lui è troppo orgoglioso per lamentarsi, al massimo dà un tiro in più al suo toscano, guarda in aria e sospirando dice: Va così... Ma così, dico io, non deve andare». Quando è scattata la sospensione improvvisa dei due accompagnatori del Senatùr, il 3 novembre, ci ha pensato un volontario, tal Franco Aresi, pensionato di Bergamo, a sobbarcarsi il viaggio per non far perdere a Umberto Bossi le sedute della Camera della scorsa settimana. Ieri, però, il signor Aresi era impegnato con dei lavori a casa e non è potuto partire. Bossi, perciò, è rimasto a Gemonio. Il suo handicap fisico, causato dalla malattia, non gli consente purtroppo di spostarsi autonomamente. Aveva pronta un’interrogazione parlamentare, il Senatùr: non se ne farà più niente.

«Dispetto dei vertici»

Oggi, di sicuro, la sua assenza sui banchi di Montecitorio si noterà: perché lui c’è sempre stato, anche in mezzo alla tempesta giudiziaria per lo scandalo dei rimborsi elettorali (il 10 luglio di quest'anno il tribunale di Milano lo ha condannato in primo grado a due anni e tre mesi per truffa allo Stato) Bossi non è mai voluto mancare agli appuntamenti dell’Aula. «Questo è un altro dispetto nei suoi riguardi da parte dei vertici del partito», chiosa Giuseppe Leoni, che non ha dimenticato quando a settembre scorso per la prima volta, sul prato di Pontida, Bossi è rimasto giù dal palco e nessuno gli ha dato la parola. «Però attenzione — conclude l’ex senatore amico — perché una buona fetta di militanti, ancora legati all’Umberto, potrebbero arrabbiarsi e decidere di scappare dalla Lega, andarsene coi nuovi movimenti autonomisti. Per esempio, il Grande Nord. Perciò, lo dico a Giorgetti e Salvini: aiutiamo Bossi a fare il deputato».

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