Milano, 21 novembre 2017 - 17:03

Renzo Bossi accompagna il padre alla Camera: «Gli do una mano»

Dopo la decisione del Carroccio di sospendere i due assistenti che accompagnavano il senatùr in Parlamento, il figlio a Roma con il padre

Renzo e Umberto Bossi (Ansa) Renzo e Umberto Bossi (Ansa)
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È tornato nei palazzi della politica ma solo per accompagnare il padre. Alle 15 di ieri, dopo un caffè al Bar Giolitti, Renzo Bossi varca l’ingresso di Montecitorio al fianco del padre Umberto. Riecco dunque il figlio del senatùr, un tempo chiamato «il Trota», ora in versione «autista», dopo gli scandali per l’utilizzo del denaro del Carroccio e dopo la breve parentesi da consigliere regionale del Pirellone. In abito blu e camicia bianca, Renzo si rivede in Transatlantico: «Non vengo qui da almeno cinque anni. Ricordo ancora quando nel 2005 c’è stato il voto sulla devolution. Applaudivo dalla tribuna e a un certo punto venni richiamato dai commessi». Gli stessi commessi che a un certo punto fermano Bossi jr e gli domandano: «Lei non può stare qui, non ha il tesserino». Il figlio del senatùr non si scompone: «Ma no, mi sarà caduto». Salvo poi trovare il badge in una delle tasche del cappotto. Con la sguardo, Renzo non perde di vista mai il padre: «Lui lo sa, se c’è bisogno do sempre una mano». Bossi jr diventa l’attrazione del Transatlantico. Alla buvette conosce Pier Luigi Bersani. «Ti presento mio figlio Renzo», sono le parole del senatùr. Poi il figlio si ferma e mette subito in chiaro: «Sono qui a titolo gratuito». I vertici di via Bellerio hanno tolto al fondatore della Lega nord i due assistenti che da tempo lo accompagnano nella Capitale. Così Renzo si sacrificherà per l’ultimo scorcio di legislatura: «Più che guardare al problema guardo alla soluzione». Guai però a porre domande di attualità politica: «Non ne parlo, dal 2012 mi occupo solo della mia azienda agricola». Né tantomeno di un suo ritorno in campo: «Non esiste, sono qui in altra veste», ripete. Anche di Matteo Salvini non intende parlarne: «Non ho mai avuto un rapporto un lui». Ormai Renzo guarda avanti, pensa sempre alla sua azienda Tera nostra. E appena il padre entra in aula, lui si siede su un divanetto, accende il computer e torna al proprio lavoro: «Seguo l’azienda anche da qui, adesso devo mandare alcune mail».

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