Milano, 8 ottobre 2017 - 21:31

Di Maio e la sua squadra di governo: esterni ai Cinque Stelle 3 nomi su 4

L’idea di una squadra con tanti tecnici anche per evitare tensioni interne. Il varo è previsto per gennaio o più probabilmente febbraio del prossimo anno

Luigi Di Maio (Ansa) Luigi Di Maio (Ansa)
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Un cambio di pelle con un doppio significato politico: i ministri quasi tutti «esterni». L’operazione «squadra di governo» dei Cinque Stelle è partita a fari spenti. Il varo è previsto per gennaio o più probabilmente febbraio del prossimo anno e Luigi Di Maio, il candidato premier, è impegnato nel frattempo in prima linea per le Regionali in Sicilia. Eppure tra i Cinque Stelle l’interesse è forte e lo stesso Di Maio si sta muovendo sottotraccia già in queste settimane per prendere contatti e tessere la sua tela. Dal palco di Italia 5 Stelle a Rimini aveva annunciato: «Per noi non esistono figure tecniche o politiche, esistono figure capaci». Una frase probabilmente prelude a una svolta. Il leader del Movimento sarebbe tentato da un’idea appunto, ossia quella presentare un potenziale «esecutivo Di Maio» composto in larga parte — secondo alcuni rumors almeno tre quarti — da figure esterne ai Cinque Stelle: personalità di alto profilo, con una storia professionale alle spalle in grado di eludere qualsiasi tipo di contestazione sia dentro al Movimento sia da parte degli avversari politici. L’esempio è Nino Di Matteo, indicato già da tempo come potenziale ministro dell’Interno pentastellato e che a luglio ha dichiarato di «non escludere» un futuro in politica.

Aspirazioni personali no assecondabili

La mossa di Di Maio ha una duplice chiave di lettura. Da un lato significa cercare di dare una immagine del Movimento di competenza e credibilità, una immagine molto lontana da quella proposta da Beppe Grillo nello Tsunami Tour del 2013, quando invocava una mamma con tre figli ministro delle Finanze. Da un altro punto di vista, invece, puntare su personalità esterne significa tentare di seppellire le ruggini, i malumori che agitano i Cinque Stelle. Di Maio come primo atto tra i parlamentari ha chiesto maggiore compattezza e parlando agli imprenditori delle start up a Milano — nel suo primo incontro pubblico da leader M5S — il vicepresidente della Camera ha detto di voler evitare gli sbagli commessi dal Movimento a Roma («Non faremo l’errore di andare al governo senza aver già scelto una squadra coesa»). Ecco allora l’idea di non assecondare aspirazioni personali. Con buona pace di pragmatici e (soprattutto) ortodossi.

Partita complessa

Certo, pensare a una squadra di governo che escluda Alessandro Di Battista o alcuni fedelissimi di Di Maio come il deputato-avvocato Alfonso Bonafede (in pole per la Giustizia) o Riccardo Fraccaro pare impossibile. E difficile anche non contare sull’apporto di Stefano Buffagni, volto al Nord (di fianco al leader a Cernobbio e all’incontro con le start-up) e possibile uomo Cinque Stelle per lo Sviluppo Economico. Ma la partita è ancora aperta e complessa. Perché risulta anche improbabile che i falchi non prendano posizione su una questione così delicata e anche lo stesso Di Maio potrebbe ridefinire il ruolo di qualche pretoriano. Un puzzle in movimento, insomma, che pare però avere preso una direzione precisa.

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