Milano, 9 ottobre 2017 - 22:24

Pd cauto sulla sinistra, Renzi non intende rincorrere l’ex sindaco

L’obiettivo: aspettare che Giuliano Pisapia chiarisca le intenzioni. Il leader del Partito democratico è convinto che Speranza e gli altri scissionisti abbiano deciso di accelerare sulla rottura perché hanno compreso di non avere appigli tra i dem

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ROMA Il Pd non partirà all’inseguimento di Giuliano Pisapia, dopo la rottura con Roberto Speranza. Al Nazareno prevale infatti un atteggiamento di grande cautela.

Matteo Renzi, che ieri si è occupato prevalentemente della vicenda Ilva («Parliamo agli italiani e non al palazzo», è il motto del segretario in questa fase), era da tempo convinto che Massimo D’Alema e l’ex sindaco di Milano avessero «due linee inconciliabili». Ma ha atteso che i nodi venissero al pettine, rimanendo a guardare e invitando i suoi dirigenti a non entrare nel dibattito in casa Mdp.

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Il leader del Partito democratico è convinto che Roberto Speranza e gli altri scissionisti abbiano deciso di accelerare sulla rottura con Pisapia per due motivi. Primo perché hanno capito che il Pd sul Rosatellum faceva «sul serio», che era determinato ad andare avanti e a far approvare quella riforma della legge elettorale che offre pochi spazi a Mdp mentre invece prefigura una possibile alleanza con la sinistra di governo di Pisapia, ma anche dei sindaci.

Secondo: il dibattito di venerdì, alla Direzione, ha mostrato un partito molto più coeso di quanto lo fosse prima, tant’è vero che la riunione è terminata con un voto all’unanimità al quale hanno partecipato anche le minoranze interne. D’Alema e gli altri hanno perciò compreso, secondo Renzi, di non avere appigli dentro il Pd, di non poter più giocare di sponda con Andrea Orlando e altri. Di qui l’accelerazione che, infatti, non ha sorpreso i vertici del Nazareno.

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Ma adesso che lo strappo a sinistra si è consumato, e che, come spiega ai suoi Renzi, si è capito che D’Alema e soci hanno come unico obiettivo quello di «distruggere noi», il Pd non si imbarcherà in trattative «tira e molla» con Pisapia.

«Noi — ripete a tutti il segretario — siamo interessati a costruire un campo largo e inclusivo sui contenuti». E i contenuti che potrebbero costituire un terreno di confronto e di incontro con l’ex sindaco di Milano sono la battaglia in Europa sulla crescita e il lavoro (il 3 per cento nel rapporto deficit/pil), il contrasto alla povertà, nuove opportunità per i giovani.

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Il Pd non vuole ripetere la telenovela che ha visto protagonisti gli scissionisti e Pisapia. Anche perché se è vero, come ritiene anche Renzi, che ormai la rottura tra l’ex sindaco di Milano e Mdp si è «consumata», è anche vero che il leader di Campo progressista non ha ancora chiarito quali siano le sue intenzioni future. Senza contare il fatto che tra i suoi consiglieri c’è chi, come Bruno Tabacci, già dice che «comunque Renzi non potrà essere il premier».

Quindi, «calma e gesso»: i vertici del Partito democratico intanto vogliono portare a casa il Rosatellum, anche con una fiducia tecnica, poi si vedrà. Senza l’approvazione della riforma elettorale, infatti, è difficile prefigurare alleanze e coalizioni.

Dopo bisognerà anche valutare quello che sta succedendo dentro Mdp, dove alcuni parlamentari non hanno apprezzato l’accelerazione impressa da Speranza, minacciando di andare via, e dove si fronteggiano tutt’ora due linee, quella di Pier Luigi Bersani e quella di Massimo D’Alema.

Nel frattempo, come sta facendo da qualche mese in qua, Renzi si tiene lontano dalle polemiche e dalle trattative. Già, la «fase zen» del segretario del Partito democratico prosegue.

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