Milano, 9 ottobre 2017 - 21:53

La legge elettorale arriva in aula e rischia. La maggioranza pensa al voto di fiducia

C’è anche il via libera da parte di Forza Italia e Lega. M5S pronto alle barricate. Sarebbero «più di cento», sui 200 presentati, gli emendamenti alla legge elettorale sui quali si potrebbe porre il voto segreto

Camera dei deputati (Ansa)
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Sarebbero «più di cento», sui 200 presentati, gli emendamenti alla legge elettorale sui quali da oggi Montecitorio potrebbe esprimersi con voto segreto. Nel pomeriggio iniziano infatti le votazioni, con tempi contingentati, e in un Parlamento in cui nessuno si fida più di nessuno — tra partiti e al loro interno — il destino del Rosatellum sembra appeso a un filo. Votato in commissione da Pd, FI, Lega, Ap, fittiani, verdiniani, Civici e innovatori — nonostante il no più o meno drastico di M5S, Mdp e FdI — il provvedimento che prevede un mix di collegi uninominali (36% del totale) e di proporzionale con liste bloccate e senza preferenze, avrebbe sulla carta i voti sufficienti per essere approvato. Ma c’è ed è reale il rischio che appunto, con il voto segreto, i tanti scontenti anche nei partiti che lo sostengono facciano saltare i nodi cardine della legge, di fatto bloccandola in via definitiva.

Effetto pesantissimo

È per questo che nella maggioranza si fa forte la tentazione di ricorrere al voto di fiducia per evitare che fallisca l’ultimo tentativo di arrivare ad una legge che pure il capo dello Stato Mattarella ha auspicato possa essere approvata, per non dover votare con il Consultellum, che prevede due sistemi diversi e incompatibili. Si deciderà oggi se convocare un Consiglio dei ministri ad hoc che consenta al governo di porre la questione di fiducia su uno o tutti i 5 articoli della legge oppure se — in caso di bisogno — possa bastare ricorrere ai due emendamenti preclusivi che il Pd ha già preparato e che, secondo la tecnica detta del «canguro», se approvati di fatto impedirebbero di presentare successivi emendamenti su tutte le materie contenute: dalle preferenze ai collegi, dal voto disgiunto alle disposizioni sull’Alto Adige, i nodi più delicati. Chiaro che la fiducia avrebbe un effetto pesantissimo sul clima politico: è vero che non sarebbe un precedente — fu già posta sull’Italicum — ma è altrettanto vero che in questo caso, sulla carta, i numeri per approvare la legge ci sarebbero, dunque verrebbe usata per impedire ai deputati di votare i singoli emendamenti. E due sono gli ostacoli principali: il primo è la protesta già feroce che arriva da chi alla legge si oppone, come il M5S che — dice Roberto Fico — potrebbe ricorrere agli strumenti più disparati per impedire quello che è considerato alla stregua di un colpo di Stato. Ma se anche da Mdp arrivano parole di fuoco (secondo D’Alema la legge è «ignobile»), la questione per Paolo Gentiloni è delicatissima.

Molte pressioni

Il premier infatti ha più volte detto che il governo sarebbe rimasto fuori dalla discussione, tutta parlamentare, sulla legge elettorale. Ma le pressioni perché la legge venga portata a casa sono tante. Anche dall’opposizione. «Noi abbiamo contribuito a scriverla e la sosteniamo. Poi vedremo cosa vorrà fare la maggioranza», dice il capogruppo azzurro Renato Brunetta. E ancora più netto è quello della Lega: mentre il suo leader Salvini parla di una legge da votare «al più presto, per andare alle urne più presto», Massimiliano Fedriga non scarta nemmeno l’ipotesi della fiducia: «Se pensano che sia lo strumento per fare velocemente e per portare a casa la legge, lo usino». Ed è questo un punto centrale della vicenda: dai piani alti di FI e Lega sta arrivando in queste ore una sorta di via libera alla maggioranza per ricorrere anche alla fiducia, se necessario. A quel punto l’ipotesi più probabile potrebbe essere quella dell’astensione, per poi votare sì alla legge, ma se servisse tra gli azzurri non si esclude nemmeno una «fiducia tecnica»: l’importante, dicono, è che il Rosatellum sia approvato, perché i dubbi «non vengono certo da noi».

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