4 aprile 2018 - 21:58

Salvini: «Non ci chiedano di tradire Berlusconi». Le condizioni della Lega per il governo

Il leader della Lega: «Qualcuno cambi idea o si va alle urne. M5S non può metterci sullo stesso piano del Partito democratico»

di Marco Cremonesi

Matteo Salvini al derby Milan-Inter (LaPresse) Matteo Salvini al derby Milan-Inter (LaPresse)
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«Noi il percorso in testa ce lo abbiamo bello chiaro». Matteo Salvini è in auto, sta andando a vedere il derby della Madonnina, che per un milanista come lui si rivelerà meno doloroso del previsto. Poi, chiarisce qualcosa del «percorso»: «O qualcuno cambia idea, oppure si va a votare». E ancora: «Se tutti continuano ad arroccarsi sulle loro posizioni, non credo ci siano altre possibilità se non il ritorno alle elezioni». Proprio quello che il suo vice Giancarlo Giorgetti, più o meno nello stesso momento, sta dicendo a Bruno Vespa nella registrazione di «Porta a porta». È il messaggio a più voci consegnato a Luigi Di Maio, il capo politico del Movimento 5 Stelle che l’altra sera in televisione, oltre a proporre «un contratto» di governo, ha anche aperto sia alla Lega che al Pd, sbattendo la porta in faccia a Silvio Berlusconi. Quello che più ha irritato il leghista, nel messaggio del leader stellato, è stato proprio — riferisce un parlamentare — «il suo mettere sullo stesso piano Partito democratico e Lega, i responsabili del passato con il fatto nuovo». Anche perché se «come dice Di Maio, Berlusconi sposterebbe le lancette indietro, non è con il Pd che si possano fare salti in avanti».

«Fase di gestazione e travaglio»

Resta il fatto che il momento è il più teso da quando sono iniziate le relazioni dirette tra Salvini e Di Maio. A dispetto dei frequenti messaggi, a dispetto degli incontri spesso smentiti — ma quello prima delle consultazioni al Colle non c’è stato e non ci sarà — il leader leghista non ha apprezzato la nuova chiusura del capo a 5 Stelle. Peraltro, Salvini non è convinto fino in fondo che Silvio Berlusconi abbia del tutto accantonato la tentazione di arrivare come centrodestra a un accordo con una parte dei Democratici. Non per nulla Giorgetti osserva che «il successo di due leader come Salvini e Di Maio ci ha fatto entrare in una fase nuova di gestazione e travaglio che può dare anche esiti imprevedibili». In ogni caso, Giorgetti ha difeso l’alleanza: «Di Maio ha detto che per fare un governo bisogna fare un accordo alla tedesca, serio, su un programma per cinque anni. Poi però ha detto al Pd “se volete fare un accordo con me dovete tradire Renzi” e a noi “se volete venire con noi tradite Berlusconi”». Insomma: «Finché il M5S non riconosce che abbiamo vinto con Forza Italia e dobbiamo discutere tutti insieme, non si risolve».

Mattarella chiederà di arrivare al dunque

Oggi a mezzogiorno la delegazione leghista — Salvini, Giorgetti e il capogruppo al Senato Gian Marco Centinaio — salirà al Colle. Il segretario si attende un certo pressing del capo dello Stato sui tempi: «Un altro giro di consultazioni dopo quello di oggi — spiega un salviniano —, ma poi Mattarella chiederà di arrivare al dunque». I leghisti, in ogni caso «non accetteranno incarichi esplorativi, intendono cercare la strada di un governo ma non hanno paura di andare alle elezioni». Intanto, Salvini continua con la sua personale politica estera: questa sera sarà a Villa Doria Pamphili, ospite della cena di gala dell’ambasciatore dell’Armenia, subito dopo la cancellazione dell’accordo che apriva la strada alla normalizzazione dei rapporti con la Turchia. Paese che, come noto, la Lega non vuole nell’Unione Europea.

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