29 aprile 2018 - 07:11

Berlusconi: «Il centrodestra può fare un governo di minoranza. Troveremo i consensi»

Il leader di FI: Italia a rischio, i mercati contano su di noi. «Per fortuna possiamo contare un capo dello Stato saggio ed equilibrato»

di Marco Galluzzo

Silvio berlusconi con Roberto Dipiazza sindaco di Trieste (LaPresse)
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L’abbraccio con Salvini? «Chi pensa di dividerci si fa delle grandi illusioni. I mercati finanziari scommettono sulla nostra alleanza». Un accordo fra 5 Stelle e Partito democratico? «Un grande problema per il Paese e la fine del Pd». L’attacco di Di Maio a Mediaset? «Una minaccia molto grave, tutti sanno che sono l’editore più liberale che esista». È possibile un governo di centrodestra di minoranza? «In Europa non sarebbe una novità, solo in Italia sembra una cosa strana, se fallisce il dialogo fra 5 Stelle e Pd non ci sarebbe nulla di anomalo in un governo di centrodestra che va in Parlamento a chiedere il consenso delle altre forze politiche o almeno l’astensione». Silvio Berlusconi ha lasciato il Friuli Venezia Giulia, dove ha concluso la campagna elettorale ed è appena rientrato ad Arcore. La foto del caffè al bar con Matteo Salvini, l’abbraccio fra i due, sembra aver ricompattato lo schieramento di centrodestra e dissipato i contrasti delle settimane passate.

L’abbraccio con Salvini è un simbolo, il momento di una sera, o ha una sostanza politica?
«Direi che l’abbraccio con Salvini è un fatto del tutto normale fra amici ed alleati leali. Cosa c’è di strano? Sono vent’anni che siamo uniti da una storia comune, da comuni valori, da comuni battaglie politiche, da comuni esperienze di governo nazionali e locali. Chi pensa di dividerci giocando sulle parole, su qualche lancio di agenzia, su polemiche che non esistono, si fa delle grandi illusioni. Il centrodestra è forte proprio perché è unito e per questo chiede la guida del Paese».

Se fallisce il dialogo fra Partito democratico e 5 Stelle lei cosa prevede?
«Un governo di centrodestra che va in Parlamento a chiedere il consenso o almeno l’astensione alle altre forze politiche e ai singoli parlamentari sulla base di un programma che riprenda quello votato dai nostri elettori che ci hanno fatto arrivare primi alle elezioni».

E se invece trovassero un’intesa?
«Sarebbe la fine del Pd, e un grande e grave problema per il Paese».

È preoccupato per le parole di Di Maio sulla volontà di proporre una legge sul conflitto di interessi che vieterebbe a chi fa politica di possedere televisioni?
«Non riesco a prendere sul serio le dichiarazioni di Di Maio. Però sarebbe grave mettere in pericolo una delle maggiori aziende che fanno comunicazione e cultura in Italia e in Europa, dando lavoro a decine di migliaia di persone, ed è grave minacciare l’avversario politico di colpirlo nelle sue proprietà personali. È un atteggiamento degno della peggiore sinistra degli anni 70, quella degli espropri proletari. Gli italiani sanno benissimo che né la televisione commerciale né i giornali del gruppo Mondadori sono mai stati schierati politicamente. Questo sarebbe contro la logica e gli interessi delle stesse imprese che devono rivolgersi a un pubblico più vasto possibile e quindi di tutte le simpatie politiche. Da molti anni non mi occupo più delle aziende che ho fondato, ma credo di poter dire che non esiste in Italia nessun editore più liberale, più tollerante, più pluralista della famiglia Berlusconi».

Visto che Salvini non vuole un’alleanza con il Partito democratico dove trovereste i voti in Parlamento per un governo guidato dalla vostra coalizione?
«Mi pare che fin qui il tema di un’interlocuzione con il Pd non si sia davvero posto, né da parte nostra né da parte loro. Ma per rispondere alla sua domanda devo dirle che conto di più sul senso di responsabilità dei singoli parlamentari».

È possibile varare un governo di minoranza, che abbia un orizzonte di breve periodo?
«In Europa sono nati molti governi di questo tipo, con buoni risultati e nemmeno di breve durata. Solo da noi sembra una cosa strana».

Quante possibilità ci sono che si torni al voto?
«Purtroppo non poche, ma io mi ostino ad essere ottimista. Gli italiani ci hanno chiesto un governo per affrontare i tanti problemi che abbiamo evidenziato in campagna elettorale, non un nuovo voto che porterebbe a pochissimi cambiamenti».

E quante probabilità ci sono invece che si arrivi ad un esecutivo di carattere istituzionale, visto che i partiti non riescono a dialogare fra loro?
«Non mi pare un’ipotesi possibile: non sarebbe giusto avere un governo non scelto dagli elettori. Di questo comunque ragioneremo in seno alla nostra coalizione se e quando si dovesse porre il problema».

Come giudica i passi fin qui compiuti da Mattarella?
«Nella situazione in cui ci troviamo, possiamo per fortuna contare su un capo dello Stato saggio ed equilibrato come il presidente Mattarella, un arbitro imparziale e prudente. Ho piena fiducia in lui e nelle sue scelte».

Esiste un rischio Italia per i mercati finanziari se la crisi non si sblocca?
«Finora non è accaduto nulla di tutto questo, ma il pericolo c’è ed è grave: lo stato dei nostri conti pubblici, e in particolare del nostro indebitamento, rende l’Italia un Paese a forte rischio. Ma, nonostante tutto, per ora i mercati contano ancora sulla possibilità che il centrodestra, l’unica forza politica con un programma concreto e credibile, possa andare al governo».

Il voto del Friuli Venezia Giulia può avere un riflesso sulla crisi di governo?
«Ho detto tante volte che il senso delle elezioni regionali è prima di tutto quello di dare ai cittadini, in questo caso ai cittadini del Friuli Venezia Giulia, un buon governo per la loro regione. Sono certo che anche i friulani e i giuliani sceglieranno di fare affidamento su cinque anni di buona amministrazione del centrodestra. Poi naturalmente ci sono anche i riflessi politici nazionali: dopo il Molise una nuova affermazione del centrodestra unito confermerà che siamo la prima forza politica del Paese, quella che gli italiani hanno scelto per governare e che ha il diritto e il dovere di esprimere il prossimo governo».

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