6 febbraio 2018 - 15:40

Gli hacker di AnonPlus attaccano il Pd di Firenze: online anche dati di Matteo Renzi e Dario Nardella

Sulla Rete la lista completa degli iscritti al partito con nomi, cognomi, indirizzi e altri dati. Del segretario dem è presente il numero con il quale si poteva contattare la segreteria quando era sindaco di Firenze. La rivendicazione su Twitter

di Silvia Morosi

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Hacker professionisti all'attacco del Pd di Firenze. Lo ha rivendicato su Twitter il gruppo AnonPlus — affiliato ad Anonymous — spiegando di aver messo online, con un link scaricabile, «la lista completa degli iscritti al Partito democratico di Firenze, con nomi, cognomi, indirizzi, numeri di telefono e altri dati sensibili. «P.s. Ci sono i dati di Matteo Renzi e altri», scrivono sul social i membri del gruppo. Tra gli hashtag utilizzati «#staisereno, #hacked e #AnonPlus». In fondo al cinguettio, c'è un'immagine con la riga dei dati inerenti il segretario Matteo Renzi con tutti i suoi riferimenti. Nei «leaks» diffusi dagli hacker anche i dati personali del sindaco di Firenze, Dario Nardella. In totale, la lista degli iscritti al Pd fiorentino annovera 2. 653 nomi, suddivisi per quartiere. L'attacco è «iniziato alle 3,15 di domenica notte: senza alcun dubbio è stato realizzato da professionisti», spiega il responsabile informatico dei dem fiorentini, Uberto Ardovini, che sta seguendo lo sviluppo della situazione. «Una volta che sarà terminato, il server potrà tornare su nel giro di 48 ore», ha aggiunto.

Gli hacker «mascherati» con un ip tedesco

«La prima "ondata" dell'attacco è durata molte ore: domenica notte — racconta Ardovini — quando abbiamo notato alcune stranezze abbiamo bloccato il server ma, gli hacker sono riusciti comunque a entrare e prelevare dal sistema un file pdf». All'interno del file, spiega, «nominativi di un gruppo di iscritti, e il dato relativo al rinnovo della tessera nel 2015». Secondo il responsabile informatico, coloro che hanno realizzato l'attacco «sono arrivati "mascherati" con un ip tedesco, e hanno messo in atto tutta una serie di azioni e strategie che un ragazzino certo non potrebbe conoscere. Inoltre si è trattato di un attacco coordinato: sono stati colpiti svariati siti nello stesso momento, poi gli hacker sono riusciti a entrare in quello più debole». I dati trafugati sono costituiti da «2.653 file di informazioni personali tra cui nome e cognome, indirizzo e-mail, data di nascita, città di nascita e numero di telefono, linea fissa e cellulare», aggiunge la società di sicurezza FireEye. Il gruppo «AnonPlus, che giudichiamo motivato da un'ideologia anti-establishment, è risultato molto attivo negli ultimi mesi con una particolare attenzione ai siti web del Governo Italiano», osservano gli esperti.

Il metodo dell'attacco

Sul sito del Partito Democratico di Firenze veniva visualizzato un messaggio di errore relativo alla banca dati quando si provava ad accedere al sito: una potenziale indicazione di un attacco di sql injection. Questo tipo di attacco è una tecnica usata frequentemente per entrare nei siti web: in pratica vengono «iniettate» stringhe di un codice malevole all'interno di alcuni campi, e gli attaccanti possono modificare dati esistenti, ottenere quelli memorizzati, oppure renderli inaccessibili. «Abbiamo incrociato molti dei nomi e altre informazioni contenuti nei dati con i record pubblicamente disponibili. Non abbiamo osservato questi dati trafugati pubblicati precedentemente online, indicazione che si tratta di un documento autentico», conclude la società FireEye.

Pd: «Database datato, con persone non iscritte da tempo»

La polizia postale ormai da 24 ore è a lavoro per risalire agli autori mentre i tecnici chiamati dal Pd stanno lavorando per ripristinare il sito. Secondo fonti del Partito democratico il database sarebbe però datato, conterrebbe — infatti — nomi di persone non iscritte da tempo, e anche i dati inerenti a Matteo Renzi sarebbero riferibili a quando il segretario era ancora sindaco di Firenze. Secondo quanto si apprende da fonti dem, in particolare, si tratterebbe del numero fisso del suo ufficio di sindaco.

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Il precedente degli attacchi a Rousseau

Anche i server della Casaleggio associati sono stati oggetto di due diversi attacchi hacker lo scorso agosto, a distanza di cinque giorni, probabilmente fatti da due persone diverse. Solo in uno dei due casi l'hacker ha dimostrato di aver violato i sistemi di sicurezza e di essere entrato in possesso di dati sensibili dai server dell'azienda. Da quello che è trapelato dalle fonti investigative, si tratta di Luigi Gubello, 26 anni, che, sotto pseudonimo, si faceva chiamare Evariste Galois. La stessa persona che il primo agosto scorso ha pubblicamente denunciato su Twitter le falle di sicurezza dei server della Casaleggio. Galois aveva anche dato prova di aver scritto una mail alla Casaleggio prima di scrivere su Twitter i problemi di Rousseau, ricevendo anche un ringraziamento «Non lo faccio per questioni politiche e sono totalmente disinteressato a violare il voto, ho solo segnalato dei problemi, che da quello che mi risulta sono anche stati risolti», aveva detto allora.

Il secondo attacco di «Rogue_0»

La storia sembrava finita, fino al 3 agosto scorso quando in un post sul suo blog Beppe Grillo ammise le falle denunciate dall'hacker e che la Casaleggio stava valutando di compiere azioni legali contro di lui. Evariste Galois cancellò il suo account Twitter e per qualche giorno sparì. Dopo una settimana, il suo account venne riattivato. Intanto, sulla scena apparì un nuovo hacker, che si faceva chiamare «Rogue_0». Su di lui la procura sta ancora indagando. Il ragazzo si autodefinì un «black hat»,un hacker in grado di trovare le falle di sicurezza, sfruttarle e cercare di ricavarne un profitto. Tanto da sfidare Grillo e Casaleggio, annunciando di aver venduto alcuni dati dei server della Casaleggio associati, in cambio di «alcune migliaia di euro in bitcoin». Ma ad oggi non esiste prova che quanto dichiarato sia successo. Fino allo scorso 4 gennaio l'hacker ha continuato a punzecchiare gli account di Grillo e della Casaleggio associati su Twitter, dicendo di avere le chiavi di alcuni admin. Poi ha smesso di twittare. L'indagine della Polizia cercherà di fare chiarezza sul ruolo di Gubello, che apparentemente sembra non avere nulla a che fare con «R0gue_0».

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