IL CASO
M5S, è rivoluzione scontrini
Versati 130 mila euro in 10 giorni
Venerdì bonifici di Di Maio. Si cambierà metodo: prevista una quota fissa della diaria
La polemica per le rendicontazioni, gli «sprinter» dei bonifici e una svolta in arrivo. Addio agli scontrini: forse dalla prossima legislatura nel Movimento cambieranno le norme per le restituzioni. I Cinque Stelle stanno pensando a una revisione a tutto tondo: modi, tempi, metodi. «Una discussione aperta da tempo in assemblea», spiegano nel Movimento, ma di sicuro il processo è stato accelerato dal servizio tv delle Iene che ha portato di fatto alla richiesta di sospensione o espulsione nei confronti di Carlo Martelli e Andrea Cecconi.
La svolta e le ipotesi
Sul tavolo dei vertici sta prendendo quota una proposta che al momento ha grandi chance di trasformarsi in qualcosa di più concreto. L’idea di base è rendere più snello ed efficiente — anche nelle verifiche — il sistema. Ecco allora un doppio binario. Anzitutto, iter più veloce e tempi più ridotti per le restituzioni (ad oggi metà del gruppo parlamentare non ha rendicontato le spese di dicembre e un sesto deve ancora affrontare il mese di ottobre). Poi, niente più microcredito («si autoalimenta da sé ormai», dicono i pentastellati). Si sta cercando la formula per avere un «conto trasparente». Ma la rivoluzione più significativa ha a che fare indennità e diaria. Il mantra è semplificare calcoli, bonifici e controlli. C’è chi ha proposto un taglio ulteriore di 250 euro mensile per parlamentare allo stipendio. La soluzione, però, potrebbe essere un’altra: trasformare la quota eccedente da «restituire» della diaria da variabile a fissa (usando come parametro una media sul gruppo parlamentare negli ultimi anni). La svolta sulle rendicontazioni, però dovrebbe necessitare di un passaggio, una ratifica, in Rete in quanto non prevista dall’articolo tre del nuovo statuto.
I trenta parlamentari
Intanto a tenere banco sono ancora le restituzioni attuali. Vi sono incongruenze tra le cifre dichiarate dal Movimento e quelle fornite dal fondo per il microcredito gestito ministero. «Mancano circa 200.000 euro (ossia poco meno dell’1%) rispetto a quanto dichiarato sul nostro sito tirendiconto.it», scrivono i pentastellati sul blog. Ma — spiega Di Maio — «dai calcoli del Mef non ci sono ancora, e questo è sicuro, i bonifici di febbraio, cioè dell’ultimo mese di restituzione». I Cinque Stelle argomentano il ritardo con il fatto che prima di arrivare al fondo, il denaro fa un «passaggio intermedio». Facendo dei calcoli si evince che i pentastellati che hanno versato denaro a partire dalla data del 31 gennaio (in concomitanza quasi con gli sviluppi del servizio tv) sono una trentina circa, la somma versata oscilla intorno ai 130mila euro. E tra gli ultimi Cinque Stelle a versare ci sono anche volti noti, a partire da Di Maio, che venerdì ha eseguito i bonifici per i mesi da ottobre a dicembre. «Siamo ancora fermi a settembre — dicono i pentastellati — . Chi ha regolarizzato gli ultimi mesi del 2017 è in anticipo».
La polemica sulle cifre del fondo(e sull’eventuale ammanco) — oltre alla messa in onda del servizio tv delle La polemica