10 febbraio 2018 - 22:44

M5S, è rivoluzione scontrini
Versati 130 mila euro in 10 giorni

Venerdì bonifici di Di Maio. Si cambierà metodo: prevista una quota fissa della diaria

di Emanuele Buzzi e Cesare Zapperi

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La polemica per le rendicontazioni, gli «sprinter» dei bonifici e una svolta in arrivo. Addio agli scontrini: forse dalla prossima legislatura nel Movimento cambieranno le norme per le restituzioni. I Cinque Stelle stanno pensando a una revisione a tutto tondo: modi, tempi, metodi. «Una discussione aperta da tempo in assemblea», spiegano nel Movimento, ma di sicuro il processo è stato accelerato dal servizio tv delle Iene che ha portato di fatto alla richiesta di sospensione o espulsione nei confronti di Carlo Martelli e Andrea Cecconi.

La svolta e le ipotesi

Sul tavolo dei vertici sta prendendo quota una proposta che al momento ha grandi chance di trasformarsi in qualcosa di più concreto. L’idea di base è rendere più snello ed efficiente — anche nelle verifiche — il sistema. Ecco allora un doppio binario. Anzitutto, iter più veloce e tempi più ridotti per le restituzioni (ad oggi metà del gruppo parlamentare non ha rendicontato le spese di dicembre e un sesto deve ancora affrontare il mese di ottobre). Poi, niente più microcredito («si autoalimenta da sé ormai», dicono i pentastellati). Si sta cercando la formula per avere un «conto trasparente». Ma la rivoluzione più significativa ha a che fare indennità e diaria. Il mantra è semplificare calcoli, bonifici e controlli. C’è chi ha proposto un taglio ulteriore di 250 euro mensile per parlamentare allo stipendio. La soluzione, però, potrebbe essere un’altra: trasformare la quota eccedente da «restituire» della diaria da variabile a fissa (usando come parametro una media sul gruppo parlamentare negli ultimi anni). La svolta sulle rendicontazioni, però dovrebbe necessitare di un passaggio, una ratifica, in Rete in quanto non prevista dall’articolo tre del nuovo statuto.

I trenta parlamentari

Intanto a tenere banco sono ancora le restituzioni attuali. Vi sono incongruenze tra le cifre dichiarate dal Movimento e quelle fornite dal fondo per il microcredito gestito ministero. «Mancano circa 200.000 euro (ossia poco meno dell’1%) rispetto a quanto dichiarato sul nostro sito tirendiconto.it», scrivono i pentastellati sul blog. Ma — spiega Di Maio — «dai calcoli del Mef non ci sono ancora, e questo è sicuro, i bonifici di febbraio, cioè dell’ultimo mese di restituzione». I Cinque Stelle argomentano il ritardo con il fatto che prima di arrivare al fondo, il denaro fa un «passaggio intermedio». Facendo dei calcoli si evince che i pentastellati che hanno versato denaro a partire dalla data del 31 gennaio (in concomitanza quasi con gli sviluppi del servizio tv) sono una trentina circa, la somma versata oscilla intorno ai 130mila euro. E tra gli ultimi Cinque Stelle a versare ci sono anche volti noti, a partire da Di Maio, che venerdì ha eseguito i bonifici per i mesi da ottobre a dicembre. «Siamo ancora fermi a settembre — dicono i pentastellati — . Chi ha regolarizzato gli ultimi mesi del 2017 è in anticipo».

La polemica

La polemica sulle cifre del fondo(e sull’eventuale ammanco) — oltre alla messa in onda del servizio tv delle Iene — scatena però il dibattito politico. I Cinque Stelle ringraziano la trasmissione («sarà uno spot al Movimento») e lanciano «un appello a tutte le sanguisughe dei partiti» a versare «145.000 euro a testa (che è il versamento medio di un portavoce M5S)» al fondo per il microcredito. A mettere in dubbio i numeri e le rendicontazioni pentastellate interviene anche Riccardo Nuti. «Nonostante siamo stati costretti a passare al misto — scrive su Facebook — abbiamo regolarmente rendicontato le spese e restituito le eccedenze al fondo per il microcredito come sempre fatto da inizio mandato. In particolare si tratta di quasi 20.000 euro a partire da gennaio 2017». E conclude: «Pertanto la differenza fra le rendicontazioni pubblicate dal gruppo parlamentare e quanto effettivamente bonificato non è di 226.000 ma di 245.000 euro». I dem — da Alessia Morani a Matteo Richetti — insorgono. Il forzista Maurizio Gasparri parla di «scandalo, la tomba politica dei Cinque Stelle». E in serata Matteo Renzi auspica la messa in onda del servizio tv sulle rendicontazioni: «Sta accadendo una cosa assurda: una trasmissione, le Iene, che non va in onda su pressione di chi non si sa».

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