2 gennaio 2018 - 22:57

Elezioni 2018: società civile in lista.
Gli «assi» dei leader

I partiti a caccia di figure esterne alla politica: dall’ex commissario tecnico del volley Berruto all’ex ad del Milan Galliani

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Nel 2009 Antonino Bartuccio detto «Nino», commercialista di Rizziconi, provincia di Reggio Calabria, va in giro con due cose, che porta sempre con sé. Una ce l’ha in tasca ed è la tessera di Forza Italia, animato com’è dalla condivisione di «tutte le idee di Silvio Berlusconi». La seconda ce l’ha in testa: riportare la legalità nel comune della piana di Gioia Tauro strozzato dallo strapotere del clan Crea. In vista delle elezioni del 2010 Bartuccio dà vita a una lista civica di soli giovani e, grazie all’esclusione dal voto dei suoi avversari per irregolarità amministrative, a sorpresa si ritrova sindaco. Per Rizziconi è il miraggio di una rinascita, per Bartuccio l’inizio di un incubo. Le pressioni dei Crea spingono tutti i suoi consiglieri a dimettersi. Gliene resta uno, che capitola anch’esso. Quell’ultimo compagno di strada, suo malgrado, servirà all’ormai ex sindaco per dimostrare ai magistrati il ruolo decisivo della ‘ndrangheta nella caduta della giunta. La storia, raccontata tre anni fa sul Corriere della Sera da Goffredo Buccini, sarebbe finita con l’arresto dei boss.

Tre anni dopo, e siamo a oggi, il nome di Antonino Bartuccio è finito in un altro foglietto segreto. Quello delle candidature della società civile che Matteo Renzi porta sempre con sé. L’ex sindaco antimafia di Rizziconi, all’epoca lasciato solo dalla «sua» Forza Italia, sarà in pista alle elezioni politiche del 4 marzo sotto le insegne del Pd. È nella rosa dell’ex premier, che su di lui punta moltissimo. Così come punta, e siamo a un altro grande nome della lotta alle mafie, sulla giornalista di Repubblica Federica Angeli, che da anni vive sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia. La lista dei volti della società civile su cui Renzi punta per risalire la china comincia a prendere forma. Il leader del Pd vuole candidare Mauro Berruto, l’ex «ct filosofo» della nazionale pallavolo. E nelle liste schiererà, quasi a smentire la fama di essere uno con lo sguardo perennemente rivolto alla sua black list, anche lo storico presidente dell’Istituto Gramsci Beppe Vacca, che anni addietro gli aveva pronosticato un futuro tutt’altro che roseo («Questo Renzi lo espelliamo in due mesi», ipse dixit) e poi invece si è ricreduto fino a guidare la campagna per il Sì al referendum del 4 dicembre 2016.

A Lucia Annibali, con tutta probabilità, verranno affidati i galloni della capolista del Pd delle Marche. E quindi sarà parlamentare, stesso destino a cui è atteso anche l’immunologo Roberto Burioni. Sul fronte Liberi e Uguali, invece, è quasi certa la candidatura di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che ha salvato le vite di decine e decine di migranti, reso celebre in tutto il mondo dal film Fuocoammare di Gianfranco Rosi. In campo anche Rossella Muroni, che due settimane fa ha lasciato la presidenza di Legambiente. E viene considerata molto vicina a un altro nome che potrebbe finire nelle liste del movimento guidato da Pietro Grasso: quello del portavoce nazionale di Unicef Andrea Iacomini, con cui — a proposito dello ius soli — Maurizio Gasparri ha ingaggiato prima di Capodanno un corpo a corpo su Twitter. Nonostante i vincoli a cui sono subordinate le candidature nel M5S, anche il fronte capitanato da Luigi di Maio potrebbe giocarsi la carta di qualche candidatura esterna.

A Torino, per esempio, si fa il nome di Pino Masciari, imprenditore calabrese vittima del racket e testimone di giustizia, che da anni vive in Piemonte. Tra coloro che vorrebbero candidarsi, ma pagano lo scotto di aver già avuto già fatto un giro in Parlamento sotto altre insegne (nella fattispecie, l’Italia dei valori), si segnala Elio Lanutti, il presidente dell’Adusbef (Associazione difesa utenti servizi bancari, finanziari, assicurativi) che più volte in passato avrebbe incontrato Davide Casaleggio. Si complica, almeno per il momento, la ricerca dei «papi stranieri» in Forza Italia. Se l’ingresso nelle liste azzurre di Adriano Galliani continua a rimanere un’opzione concreta, sembrano allontanarsi le «discese» in politica di due dei giornalisti del Biscione più volte accostati a un futuro in Parlamento. Tanto il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, quanto quello del Tg5 Clemente J. Mimun avrebbero manifestato a Berlusconi l’intenzione di rimanere lontani da Palazzo Madama e Montecitorio. E di voler continuare a frequentare i due edifici, nel caso, da giornalisti.

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