25 gennaio 2018 - 13:27

Giornata della Memoria, Mattarella: «Leggi razziali macchia indelebile»

Il capo dello Stato nella celebrazione al Quirinale si scaglia contro il fascismo: «Sbagliato dire che fece anche cose buone». Sulla Shoah: «Unica nella storia d’Europa»

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la senatrice Liliana Segre, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria, a Roma (Ansa) Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la senatrice Liliana Segre, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria, a Roma (Ansa)
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«Sorprende sentir dire, ancora oggi da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione». Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inaugurato questa mattina al Quirinale le celebrazioni del «Giorno della Memoria», ricordato ogni anno il 27 gennaio (il giorno in cui, nel 1945, le truppe sovietiche dell'Armata Rossa abbatterono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz liberando i pochi superstiti rimasti). Razzismo e guerra, ha chiarito, «non furono deviazioni o episodi rispetto» al modo di pensare del fascismo «ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta – ha aggiunto Mattarella – furono diverse facce dello stesso prisma».

«La Shoah resta unica nella storia d’Europa»

«Il cammino dell’umanità è purtroppo costellato di stragi, uccisioni, genocidi», ha aggiunto il capo dello Stato, e «tutte le vittime dell’odio sono uguali e meritano uguale rispetto». Ma la Shoah — «per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale», resta unica nella storia d’Europa. Il presidente della Repubblica non ha mancato, poi, di ribadire le responsabilità italiane nella persecuzione e nello sterminio degli ebrei. «Le leggi razziali rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagine infamante della nostra storia», ha detto Mattarella, «si rivela al massimo grado il carattere disumano e il distacco definitivo della monarchia dai valori del Risorgimento e dello Statuto liberale». Parole dure che sembrano fare riferimento anche a numerosi fatti di cronaca dell’ultimo periodo, a poco più di un mese dalle elezioni. «La Repubblica italiana, nata dalla Resistenza, si è definita e sviluppata in totale contrapposizione al fascismo. La nostra Costituzione ne rappresenta, per i valori che proclama e per gli ordinamenti che disegna, l’antitesi più netta».

La Costituzione come baluardo

Dopo il forte richiamo del capo dello Stato alla Costituzione, definita un «baluardo», Mattarella ha ricordato l’articolo 3 della Carta nel quale si ricorda: «L’indicazione delle discriminazioni da rifiutare e respingere, al suo articolo 3, rappresenta un monito. Il presente ci indica che di questo monito vi è tuttora bisogno». La Repubblica italiana, «forte e radicata nella democrazia, non ha timore nel fare i conti con la storia d’Italia», ha concluso. «Non dimentichiamo, nè nascondiamo quanto di terribile e di inumano è stato commesso nel nostro Paese con la complicità di organismi dello Stato, di intellettuali, giuristi, cittadini, asserviti a una ideologia nemica dell’uomo».

La frase di Pirozzi e le polemiche: «Il Duce fece grandi cose»

L’ultima polemica sui «meriti o demeriti» del fascismo era nata intorno alla frase pronunciata — all’interno dei un’intervista fatta da Klaus Davi per il programma Klaus Condicio — da Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio. Il primo cittadino aveva esaltato Benito Mussolini, sostenendo: «Il Duce ha fatto grandi cose nelle politiche sociali». Dichiarazione che ha mandato su tutte le furie la sinistra. Pirozzi ha spiegato che «le opere pubbliche realizzate durante il fascismo sono state una cosa positiva per il Paese. Mentre tra le cose sicuramente brutte colloco le leggi razziali. Aver fatto entrare l’Italia in guerra al fianco di Hitler è stata una cosa sciagurata». Il sindaco di Amatrice ha comunque assicurato di non essere mai andato in «pellegrinaggio» a Predappio, paese natale del Duce. «Semmai andrei dal Papa e a Lourdes, dove in effetti sono stato. I pellegrinaggi si fanno nei luoghi dove ci sono i santi. Io sono un cattolico».

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