2 maggio 2018 - 12:25

Di Maio, attacchi e veleni su Salvini: «La Lega nega il voto per guai finanziari». La risposta: «Saranno querele»

Il segretario della Lega: «Vediamo di riuscire a mettere in piedi questo esecutivo. Faremo di tutto fino all’ultimo minuto. Documento dei parlamentari renziani: «Niente conte in direzione»

di Paolo Decrestina

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Questo governo è un parto per Matteo Salvini. Per Di Maio neppure quello, anzi. «Si torni subito al voto». Il leader del Carroccio parla da Genova: «Qua vince chi è più resistente, serve la Margherita itala che ho visto a Euroflora. Vediamo di riuscire a mettere in piedi questo governo che è un parto. Ribadisco che farò e faremo tutto il possibile fino all’ultimo minuto». Salvini torna sul No deciso a qualsiasi accordo col Pd: «Nessun rapporto con Renzi, Gentiloni e la Boschi. Il governo lo fa chi ha vinto», insiste. «Spero di aver fatto capire al Movimento 5 Stelle - aggiunge - che la coerenza non è merce in distribuzione al discount. Sono umilmente a disposizione a sederci a un tavolo partendo dai temi per decidere come si vota, quando si vota e quando si fanno queste riforme».

Il tweet di Di Maio e l’avvertimento di Salvini

Di Maio invece aspetta qualche minuto prima di twittare quella che sembra l’ennesima chiusura al Carroccio e al centrodestra. «Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto!», scrive il capo politico del M5sS. E poi rincara con un post: «Salvini ha avuto l’occasione di mettersi al lavoro per i cittadini e realizzare finalmente delle soluzioni per i problemi che tutti gli italiani attendono da anni, ma ha preferito Silvio Berlusconi al bene del Paese. Ed è incredibile, considerata l’umiliazione che gli ha inflitto al Quirinale quando Salvini ha fatto il microfono per la “voce del padrone”. Ha scelto di rimanere con l’alleato che fino a poco tempo fa rinnegava, con quello che definiva un “CONDANNATO” che stava al governo con il Pd - e ancora, si legge - Salvini ha cambiato idea per prendersi le poltrone e ora è lui a volere a tutti i costi il governo con Berlusconi, uno di quelli che ci ha regalato la legge Fornero. Alla faccia della coerenza!». «Non resta - conclude - che tornare subito al voto. Noi non abbiamo alcun problema nel farlo perché ci sostengono i cittadini con le piccole donazioni. Altri invece si oppongono perché, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ma l’Italia non può rimanere bloccata per i guai finanziari di un partito». Ferma la reazione di Salvini «Le mie sono scelte politiche dettate unicamente dalla coerenza, dalla lealtà e dal rispetto del voto degli italiani. Chiunque parli di soldi, prestiti, fideiussioni, regali e ricatti inesistenti a me e alla Lega se finora è stato ignorato, da domani sarà querelato».

«Se fanno bimbi arroganti proviamo da soli»

E Salvini non ci sta: «Non ho più voglia di rispondere a insulti o fantasie. La proposta è chiara: se si vuole fare il governo si fa e si parte. Se si vuol cominciare a far lavorare il Parlamento, votando le commissioni di Camera e Senato, si fa e si parte. Se si vuole continuare a capricciare e litigare, a fare i bambini arroganti, ognuno fa le sue scelte e proviamo a fare tutto da soli», replica ancora Salvini. «aspettiamo Mattarella che ha gli elementi per decidere». Infine, lasciando la manifestazione di Euroflora, il leader del Carroccio ha detto: «Porterò la margherita Itala a Luigi (Di Maio), così magari sfogliandola dice `faccio, non faccio´, `si lavora o non si lavora´». Mentre per il Pd, ha aggiunto: «per loro la margherita Italia è troppo preziosa, è sprecata».

«Umilmente a disposizione»

Salvini, invece, che in merito all’ipotesi preincarico, aspetta «che il Presidente Mattarella decida» si dice «umilmente a disposizione per sederci attorno a un tavolo partendo dalla riforma del lavoro, della scuola, della giustizia. Temi su temi, punto su punto per decidere come si vota, quando e come si fanno queste riforme». E offre «a tutte le forze politiche in Parlamento una proposta: mettiamo a fare lavorare le commissioni parlamentari. Se tutti vogliono da domani si può iniziare a lavorare indipendentemente dalla decisione del presidente Mattarella. Da domani si può iniziare a lavorare affinché il Parlamento inizi a dare risposte concerete a prescindere da quello che sarà il governo per produrre leggi e fatti concreti»,aggiunge Salvini, ribadendo che «governi a tirare a campare non mi piacciono. Mi rifiuto di pensare a un governo che dipenda da 30-40-50 Scilipoti».

Di Maio attacca i partiti e Salvini guida la ruspa: «Faccio bene?»
Il post di Di Maio su Facebook

Il documento dei renziani

Sul campo del Pd, invece, i renziani mettono a punto un breve documento su cui è partita una raccolta di firme tra i parlamentari e i membri della Direzione del Pd. I punti fondamentali prevedono «niente conte interne» alla Direzione perché lo «stallo» politico è «frutto dell’irresponsabilità» di M5s e centrodestra; sì inoltre al confronto ma niente fiducia «a un governo guidato da Salvini o Di Maio». Al momento sarebbero state raccolte le firme di 77 deputati su 105 e 39 senatori su 52. Tra i firmatari anche i capigruppo Delrio e Marcucci.

Il testo

«Siamo parlamentari eletti con il Pd e membri della Direzione, proveniamo da storie e percorsi diversi. Non sappiamo se il prossimo congresso ci vedrà sulle stesse posizioni o se, del tutto legittimamente, sosterremo candidati diversi. Pensiamo tuttavia che tre punti chiave ci uniscano in modo forte. Primo, crediamo dannoso fare conte interne nella prossima Direzione - si legge nel testo -. È più utile riflettere insieme sulla visione che ci attende per le prossime sfide e sulle idee guida del futuro del centrosinistra in Italia. Secondo, crediamo che lo stallo creato dal voto del 4 marzo sia frutto dell’irresponsabilità del Centrodestra e del Movimento Cinque Stelle che con la loro campagna elettorale permanente hanno messo e stanno continuando a mettere in difficoltà il nostro Paese. Terzo, crediamo che il PD debba essere pronto a confrontarsi con tutti, ma partendo dal rispetto dell’esito del voto: per questo non voteremo la fiducia a un governo guidato da Salvini o Di Maio. Significherebbe infatti venire meno al mandato degli elettori democratici». E’ quanto si legge in un documento proposto dai renziani in vista della direzione di domani, sul quale sono state raccolte al momento 77 firme di deputati e 39 di senatori Pd. «E’ utile - concludono i proponenti - impegnarci a un lavoro comune, insieme a tutte le altre forze politiche, per riscrivere insieme le regole del nostro sistema politico-istituzionale».

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