8 gennaio 2018 - 22:46

La corsa a pagare il Pd dei 60 deputati morosi (per riavere un posto in lista)

Il pressing di Bonifazi frutta mezzo milione al Nazareno, che ha i conti in rosso per 9 milioni. Saldano il debito (1.500 euro al mese) anche nomi eccellenti come Richetti e Gutgeld

Scheda 1 di 8

1.
Il tesoriere e l’Equitalia interna

Le elezioni sono a un passo e tra i parlamentari del Pd scatta la corsa dei «morosi» a saldare il proprio debito con il partito per timore di non essere ricandidati. Grazie all’azione di recupero crediti di questa sorta di Equitalia interna, il tesoriere Francesco Bonifazi ha raggranellato circa 500 mila euro, destinati in gran parte al fondo di sostegno per la cassa integrazione dei 180 dipendenti del Pd, che non se la passa affatto bene e ha chiuso l’ultimo bilancio con 9 milioni di rosso: una voragine creata anche dal costo della campagna per il referendum.

Con l’attuale situazione debitoria, specie mentre ci sono da sostenere ingenti spese per una campagna vitale per i dem, il partito guidato da Matteo Renzi deve fare i conti anche con il netto calo dei finanziamenti privati alla Fondazione open, cassaforte e motore del progetto del segretario, che ha risentito dell’addio a Palazzo Chigi. È a fronte di questo quadro che il Nazareno ha iniziato un pressing asfissiante verso i circa 120 morosi tra deputati e senatori, che non versando i 1.500 euro mensili previsti dallo statuto del partito hanno accumulato debiti importanti. Di questi, per ora, circa 60 hanno rimediato.

Scheda 1 di 8

© RIPRODUZIONE RISERVATA
shadow