Milano, 4 novembre 2017 - 10:17

Voto in Sicilia, il Pd e lo spettro quarto posto: minoranza pronta all’attacco

Micari è insidiato da Fava. La sinistra dem rilancia: da lunedì una discussione su tutto. Renzi: «Il candidato l’ha scelto il sindaco Orlando, per un’alleanza oltre il Pd»

Leoluca Orlando e Fabrizio Micari (Ansa) Leoluca Orlando e Fabrizio Micari (Ansa)
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Chiusa una campagna elettorale, in Sicilia, se ne apre un’altra, per le politiche 2018. Dopo le piazze e gli attacchi incrociati sull’isola cala il silenzio elettorale. Lunedì si conoscerà l’esito del voto e la scelta dei siciliani, ovviamente, attraverserà lo Stretto e si rifletterà sugli equilibri nazionali e sulle alleanze. Matteo Renzi ribadisce che il voto di domani (5 novembre) è «importante per il futuro dell’isola». Non è quindi un test nazionale. «Voterei Micari ma vinca il migliore», sono le sue parole a sostegno de candidato di Pd e Ap, che sono state prese come un segno di distacco, visto che il segretario dem ha presto sottolineato che è stato Leoluca Orlando a indicare il candidato, scelto sulla base del «modello Palermo, un’alleanza che andasse oltre il Pd». Nel partito si teme la sconfitta: soprattutto se ne temono le proporzioni, «perché — è l’attacco che esponenti della minoranza dem rilasciano alle agenzie — se Micari dovesse arrivare quarto sarebbe una tragedia».

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La minoranza

Nella minoranza Andrea Orlando chiede da lunedì una discussione su tutto, dalle alleanze al candidato premier: «Il giorno dopo la Sicilia — è la tesi di Orlando — si tratta di costruire una coalizione che deve decidere modi e tempi per individuare la candidatura a presidente del Consiglio. La discussione è legittima e il Pd andrà a quel tavolo con la candidatura di chi ha vinto le primarie». Matteo Orfini arriva subito al dunque: «Renzi non si tocca». Dopotutto il Pd in Sicilia non è mai stato forte — sottolineano i renziani — e nel 2012 non andò oltre il 13 per cento. Lo stesso Andrea Orlando, leader della minoranza dem, ammette che «l’impressione è che l’obiettivo di Mdp è far perdere il Pd». Ma Claudio Fava insidia Micari. E se dovesse accadere quello che per il Pd sarebbe il peggio, il sorpasso del candidato della sinistra sul rettore, avrebbe certo ripercussioni anche in vista delle alleanze per le politiche e per la composizione dello schieramento di centrosinistra, oltre che per la scelta del candidato premier. Sarebbe la conferma della tesi che senza un’intesa c’è automaticamente la sconfitta. Dopo le uscite di esponenti di peso dei dem, da Gentiloni a Minniti, che hanno rilanciato la necessità di costruire una coalizione ampia intorno al Pd, lo stesso renzi ha aperto a sinistra alla ricerca di alleanze. Come è ancora da definire, mentre Giuliano Pisapia ha chiarito che Campo popolare correrà alle politiche cercando il dialogo con Verdi e Radicali, ed Emma Bonino ha aperto un cantiere con Benedetto della Vedova.

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