Milano, 21 novembre 2017 - 18:10

«Discrimina gli studenti asiatici»
Indagine del governo su Harvard

Il Dipartimento di Giustizia ha aperto un’indagine in seguito alla denuncia presentata da 64 associazioni asiatico-americane. Ma il vero obiettivo è la politica dell’«affirmative action» che a parità di punteggio ammette prima neri e ispanici

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Il Dipartimento di Giustizia americano ha aperto un’indagine su Harvard per accertare se gli studenti americani di origine asiatica siano o meno discriminati dalle politiche di ammissione del prestigioso ateneo di Cambridge, Massachusetts. Secondo quanto riferiscono il Wall Street Journal e la Cnn, l’inchiesta federale fa seguito a una denuncia presentata da 64 associazioni asiatico-americane nel maggio 2015. Non che gli studenti asiatici siano sottorappresentati: nelle otto università d’élite della Ivy League, di cui Harvard fa parte, gli studenti di origine cinese, coreana, indiana o pakistana sono in media uno su 5 (a Harvard il 22,1%) . Ma le associazioni contestano che a essere discriminati siano in particolar modo gli studenti più bravi, quelli che escono dal liceo con i voti più alti, i quali - a parità di risultati - avrebbero più probabilità di essere respinti di colleghi di diversa origine. Come è noto, infatti, negli Stati Uniti fin dalla fine degli anni Sessanta le università hanno deciso di adottare nelle pratiche di ammissione il sistema dell’«affirmative action», cioè della cosiddetta discriminazione positiva che a parità di punteggio consente che passi prima il candidato nero o ispanico di quello bianco. Un modo per tentare di riequilibrare gli svantaggi di partenza di queste minoranze garantendo la giusta varietà etnica nelle università che altrimenti sarebbero rimaste esclusiva dei bianchi.

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I dati del rapporto Ocse

Braccio di ferro

Dietro l’accusa di discriminazioni contro gli asiatici dunque si nasconde un attacco frontale all’intero sistema della discriminazione positiva in favore di neri e ispanici che a tutt’oggi sono sottorappresentati negli atenei americani. In una lettera inviata ad Harvard e datata 17 novembre, il Dipartimento di Giustizia spiega che l’ateneo è sotto indagine in base al Titolo VI del Civil Rights Act del 1964, che vieta discriminazioni in base alla razza e alla nazionalità di origine da parte delle organizzazioni che ricevono fondi federali. Un tipico argomento usato già in passato dai nemici dell’«affirmative action» che fanno appello al principio sacrosanto della non discriminazione razziale per attaccare le politiche pensate per aiutare le minoranze etniche oggettivamente svantaggiate e quindi discriminate nei fatti. Le autorità accusano la scuola di non aver rispettato la scadenza del 2 novembre per fornire i documenti richiesti sulle pratiche di ammissione all’università e minacciano di fare causa all’ateneo se non fornirà i documenti richiesti entro il 1° dicembre. Harvard per parte sua contesta il fatto che spetti al ministero della Giustizia svolgere un’indagine di questo tipo. «Il dipartimento di Giustizia è impegnato a proteggere tutti gli americani da ogni forma di discriminazione razziale», ha dichiarato Devin O’ Malley, portavoce del ministro Jeff Sessions, nominato da Donald Trump e molto contestato a causa di alcune sue vecchie battute razziste («Non avevo nulla contro il Ku Klux Klan finché non ho scoperto che fanno uso di marijuana»).

Ivy League

Alle accuse delle associazioni asiatiche prima e del dipartimento di Giustizia ora, Harvard ha sempre risposto che le sue politiche non sono faziose e che ogni candidato viene considerato senza pregiudizi. Ma ha anche rivendicato la correttezza di un processo di ammissione che, accanto ai titoli di merito, tiene in considerazione anche il fattore razziale in modo appunto da garantire la maggiore varietà etnica possibile. Una delle più prestigiose (ed elitarie) università Usa dell’Ivy League, Harvard ospita nel suo campus la più grande biblioteca universitaria del mondo e nel suo medagliere vanta 45 premi Nobel (fra i quali l’ex presidente Usa Barack Obama, primo afroamericano a dirigere la rivista di legge di Harvard), 30 capi di Stato, 48 vincitori del premio Pulitzer.

Università d’élite e minoranze

In attesa che l’inchiesta del Dipartimento di Giustizia faccia il suo corso, ecco alcuni dati sulle ammissioni delle minoranze nelle otto università della Ivy League tratti dal blog collegevine.com.
Brown University: afroamericani: 6,3 % ; ispanici 11,2%; asiatici 14,1%
Columbia: afroamericani 13%, latinos 15%, asiatici 28%
Cornell: afroamericani 6,8%, latinos 13,8% , asiatici 18,1%
Darmouth College: 8 % latinos e altrettanti afroamericani, asiatici 17%
Harvard: 13,7% neri, 12,6% ispanici , asiatici 22,1%
Princeton: 8% neri, 9% afroamericani, asiatici 20%
University of Pennsylvania: 7% neri, 10,3% ispanici , asiatici 19,8%
Yale: afroamericani 10,8%, ispanici 12,9%, asiatici 19,1%
Secondo i dati dell’ufficio di statistica Usa gli asiatici sono il 5,7 per cento, gli afroamericani il 13,3 per cento (con punte del 25 per cento in città come New York e Boston), gli ispanici il 17,8 per cento.

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