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di Marta Serafini

Una vittima, un volto
L'uomo che conta i morti della guerra in Siria

di Marta Serafini

«Non voglio che vengano dimenticati». Tamer Turkmane è un fotografo siriano, un oppositore del regime di Assad, che vive e lavora in Turchia. Da quattro anni tenta di identificare le vittime del conflitto in Siria. Così mentre nel 2014 le Nazioni Unite hanno smesso di contare i civili caduti sul campo e mentre l’unico a dare cifre è l’Osservatorio per i diritti umani con sede a Londra, lui dà un nome e un volto a sette anni di morti.

Il primo contatto con Turkmane è su Twitter, nella chat privata. «Fino ad oggi ho raccolto 185 mila nominativi, di 99 mila sono riuscito a recuperare anche una foto», spiega al Corriere. Gli chiediamo di condividere le sue informazioni con noi, accetta subito, senza pretendere nulla in cambio. «Ma non date troppe informazioni sul mio conto perché il regime mi dà la caccia», ci spiega in un’altra conversazione.

Turkmane non ha a disposizione un team. Lavora da solo, sostiene di non far parte di alcuna associazione o partito anche se ammette senza problemi di essere un oppositore. Il suo metodo è semplice, il passaparola. «Sono le famiglie a mandarmi le generalità dei loro cari scomparsi». Per comunicare Turkmane usa le sue pagine Facebook, su cui riceve di continuo notifiche su notifiche. «Ogni giorno mi arrivano almeno 100 messaggi. E sono in contatto anche con personale sanitario e i volontari della guardia civile siriana». Il passo successivo è verificare la veridicità delle informazioni con un parente o con un dottore. A volte ci riesce, altre volte no. «Lavoro 15 ore al giorno. Spesso vado avanti fino a notte fonda e tutto il mio tempo libero è assorbito da questo progetto. Ma non posso fermarmi», racconta. Poi, ogni settimana tira le somme e aggiorna le statistiche.

Questo è il numero delle vittime identificate fino ad oggi

Tutte le informazioni di Turkmane sono state raccolte in un database creato in formato Excel differenziato per età, sesso, luogo dell’uccisione, modo in cui sono morti e da chi sono stati uccisi. «Credo che queste persone siano martiri, cui ho deciso di rendere omaggio, perché il loro sacrificio non sia vano». Chiaramente i dati di questo attivista sono parziali e di parte, siamo lontani dall’avere una cifra verificata e definitiva. Nel suo elenco poi non appaiono i civili uccisi dalle milizie dell’opposizione. Ma fino ad oggi nessun’altro ha trovato il modo o il tempo di identificare le vittime.

Il database delle vittime nel 2017

uccisi
uccisi da
uccisi come
11.058
clicca sulle voci per vedere i dati. Questo è il numero delle vittime identificate fino ad oggi

«Sogno di creare un grande muro su cui mettere tutte le immagini delle vittime. Solo così forse il mondo si renderà conto di cosa sta facendo Assad al suo popolo». L’obiettivo di Tamer dunque non è solo quello di documentare. «Sono un attivista. Voglio fermare la guerra, e se in questo modo posso riuscirci, sono disposto a smettere di dormire e mangiare». Ogni giorno sul suo account Twitter Tamer Turkmane ricorda quanti sono stati i morti negli anni precedenti. Riposta i collage con le immagini di chi non c’è più, donne e bambini compresi. Diffonde i filmati che provano gli abusi e le torture dei militari. E soprattutto rende pubblici i link al suo database messo in rete grazie a strumenti gratuiti come Google drive.

99.000 morti dal 2011 al 2017
32.000 i bambini
18.000 le donne

Questo è il numero delle vittime identificate fino ad oggi

«Non sono necessari strumenti particolarmente sofisticati per fare questo lavoro. Basta la volontà». Ogni due o tre mesi però l’uomo che conta i morti si prende una pausa. «A volte mi pare di stare fallendo e abbandono tutto. Penso che non riuscirò mai a rendere giustizia a tutti». Poi però Tamer ricomincia. Nome dopo nome. Foto dopo foto.

Elaborazione grafica di Grafici Corriere Online
Video di Marco Maggioni