Milano, 8 dicembre 2017 - 20:48

Yusif Eyvazov: «Vivo un sogno.
Ho iniziato a Milano come barista»

«Mi pareva di essere nella giungla, con le tigri nascoste nel loggione pronte a saltarmi addosso. Ho perso dieci anni di vita, ma ne è valsa la pena»

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«Ho vissuto tutto come in trance, mi sono reso conto che era andato tutto bene solo la mattina dopo» confessa Yusif Eyvazov, il tenore dell’Azerbaijan fino all’ultimo dato a rischio di dissensi, ma uscito vincitore dallo «Chénier». E aggiunge: «La mia Milano non mi ha tradito e sant’Ambrogio mi ha aiutato». Detto da un musulmano sunnita non è poco. Ma Yusif ha molte ragioni per sentirsi «meneghino». «Sono arrivato qui 20 anni fa da Baku per diventare tenore: al mattino facevo il barista, il pomeriggio studiavo canto con Corelli, la sera servivo in un ristorante. Tempi duri ma felici, mi hanno allenato a non mollare mai».

Neanche quando devi debuttare alla Scala e il protagonista sei tu. Con l’aggravante di avere a fianco una moglie come Anna Netrebko. «La prima volta che Pereira mi ha propostoChénier ho risposto no. Troppi rischi. A convincermi è stata la frase di un amico: se non accetti non saprai mai come sarebbe andata. Per due anni ho lavorato al ruolo senza tregua. Se anche mi fischieranno non me ne pentirò, mi sono detto». Nessun fischio, tanti applausi. Tanta ansia. «Mi pareva di essere nella giungla, con le tigri nascoste nel loggione pronte a saltarmi addosso. Ho perso dieci anni di vita, ma ne è valsa la pena». La sola tranquilla era Anna. «Lei è sempre stata certa del mio successo. La sua opinione è la più importante. Non ho mai sentito il peso della sua ombra, mai avuto complessi. Lei è la più famosa, la più bella... Sono orgoglioso di lei, ogni suo successo è molto più importante del mio. Il compito di un uomo è sostenere la sua donna, farla sentire amata in ogni istante». A lasciarlo scontento è solo il finale dell’opera, con gli amanti che vanno a morire insieme. «Ho indetto un concorso su Facebook, due biglietti in palio per chi ne riscrive uno migliore. Ne sono arrivati di bellissimi, compreso quello dove il boia si rivela un amico e li fa fuggire...». Ma perché alla fine non uscire singolarmente? «È stata una decisione del teatro, non mia. Se mi autorizzano, uscirò da solo. Non ho paura».

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