28 dicembre 2017 - 19:40

Serie sul narcotraffico, la tv è anche uno specchio della realtà

In Sudamerica esiste addirittura un genere detto «narconovela», in cui gli stilemi tipici della telenovela vengono ambientati nelle logiche del commercio di stupefacenti

shadow

Se la tv è (anche) uno specchio della società, tra qualche anno ci chiederemo il perché di un recente folto gruppo di serie tv dedicate al tema del narcotraffico. Dal capolavoro Breaking Bad, in cui la lavorazione della droga era un espediente per raccontare la personale discesa agli inferi del protagonista, passando per Weeds, per arrivare a titoli sui signori della droga come Narcos e il Chapo.

In Sudamerica esiste addirittura un genere detto «narconovela», in cui gli stilemi tipici della telenovela vengono ambientati all’interno delle logiche criminali del commercio di stupefacenti. Su Fox si può vedere in queste settimane un altro esemplare di questo catalogo in crescita, Snowfall, una serie americana ambientata nella Los Angeles dei primi anni 80 sconvolta da un’epidemia di morti per uso di crack e osservata da tre punti di vista diversi (mercoledì, 21.50).

Franklin Saint è un giovane afroamericano molto brillante stretto tra due mondi, quello dei suoi ricchi compagni di scuola e quello più umile della sua famiglia di origine. Capisce presto che il lavoro come commesso o il piccolo spaccio di erba che conduce per suo zio Jerome non lo porteranno a emanciparsi da un destino segnato. Il giro che conta è quello della cocaina, con tutti i rischi che comporta. C’è poi il wrestler Gustavo, che è anche un uomo del «cartello», in stretto contatto con l’agente CIA Teddy e infine Lucia, la nipote di un boss messicano. Le tre linee narrative sembrano separate ma sono in realtà destinate a incrociarsi.

La serie convince per il ritratto socio-culturale di un’epoca osservata da uno specifico milieu urbano multietnico: siamo in piena età reaganiana, tra spinte al conservatorismo e lotta al comunismo. La «snowfall», una metaforica nevicata su Los Angeles, avviene negli anni in cui Nancy Reagan si batteva per la celebre campagna di «pubblicità progresso» contro la droga, «Just say no».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT