Milano, 13 novembre 2017 - 21:29

«Rosy Abate», l’introspezione psicologica batte la pura azione

La produzione di contenuto scripted sta diventando un fattore cruciale nella competizione fra gli attori del mercato europeo

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Sono passati tre anni dall’ultima messa in onda di «Squadra Antimafia», la fortunata serie di Taodue che con «Distretto di polizia» ha certamente rappresentato il laboratorio in cui sono cresciuti autori e sceneggiatori impegnati oggi a migliorare la nostra serialità. Da «Squadra Antimafia» gemma ora lo spin-off «Rosy Abate-La serie» che ha per protagonista Giulia Michelini, la «Regina di Palermo» (Canale 5, domenica, ore 21.30). In realtà, la nuova serie era stata preceduta da un interessante esperimento, una sorta di best of di «Squadra Antimafia», un’antologia del meglio di Rosy Abate, dall’ascesa ai vertici di Cosa Nostra fino alla tragica scomparsa del figlio Leonardino. Rosy vive ora nel savonese (la Torretta di Savona, via Paleocapa, il porto nuovo, il pontile di Pietra Ligure, Varigotti, l’ex cava Ghigliazza di Finale Ligure…), si fa chiamare Claudia e lavora come cassiera in un supermercato. Vorrebbe rifarsi una vita con un nuovo compagno (Paolo Bernardini), ma è raggiunta dai fratelli Sciarra che vogliono coinvolgerla in un traffico di droga. Lei cede perché le fanno sentire la voce del figlio, che non è morto…

Forse il filone sulla criminalità organizzata va esaurendosi («Romanzo criminale», «Gomorra», «Suburra»…); per la serialità italiana — ora che ha raggiunto standard internazionali — forse è venuto il momento di trovare altri temi; forse i nuovi sistemi di distribuzione in streaming stanno cambiando le regole del gioco, ma il «nuovo» passa solo attraverso una nuova concezione dei sistemi produttivi. Bisogna investire molto, se si vogliono ottenere buoni risultati, nel momento in cui la produzione di contenuto scripted sta diventando un fattore cruciale nella competizione fra gli attori del mercato europeo. In «Rosy Abate» sono più interessanti i momenti d’introspezione psicologica rispetto a quelli di pura azione. La sceneggiatura è di Mizio Curcio e Andrea Nobile, la regia di Beniamino Catena.

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