Milano, 4 ottobre 2017 - 10:42

Russia 2018: il sogno della Siria di andare al Mondiale alla prova contro l’Australia

Damasco affronta la formazione oceanica in uno spareggio andata e ritorno. Il vincitore affronterà la quarta classificata del girone centro-nordamericano per andare in Russia

La gioia della squadra siriana dopo il pareggio con l’Iran La gioia della squadra siriana dopo il pareggio con l’Iran
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Molte volte il calcio e la Storia, quella con la lettera maiuscola, quella fatta di popoli e delle loro aspirazioni, del loro sangue e delle loro lacrime, delle fughe in esilio e delle vittorie da festeggiare con le bandiere in piazza, si sono incontrati. A volte scontrati, a volte, come nel caso della Siria, confusi fino a rendere impossibile distinguere l’uno dall’altra: lo scorso 5 settembre l’esercito siriano e le truppe alleate liberavano la città di Deir ez-Zor, rompendo l’assedio dell’Isis che durava da anni. Nelle stesse ore a Teheran, l’attaccante Omar Al-Somah, nato proprio a Deir ez-Zora, realizzava nel recupero il gol del 2-2 contro l’Iran che regalava alla nazionale siriana la possibilità di disputare, per la prima volta nella storia, lo spareggio della zona asiatica contro l’Australia per le qualificazioni ai Mondiali del 2018, che dà l’accesso alla doppia sfida dell’ulteriore playoff intercontinentale di novembre contro la quarta classificata del girone centro-nordamericano.

Non solo una partita

Non sarà facile dunque considerare solamente una partita di calcio quella che si disputerà giovedì 5 ottobre all’Hang Jebat Stadium di Krubong in Malesia tra la Siria e l’Australia per l’andata del playoff asiatico: un popolo sta trovando nel calcio la sua voglia di riscatto di rinascita dopo anni di guerra sanguinosa e di lotta contro un dominio terroristico come quello dell’Isis. I calciatori della nazionale sono diventati i nuovi eroi della Siria che vuole liberarsi e tornare alla normalità: «È una sensazione meravigliosa giocare una partita nella quale possiamo davvero scrivere una pagina di storia, la nuova storia del nostro Paese – racconta in esclusiva Mahmoud Al-Youssef, uno dei portieri della nazionale allenata da Ayman Al-Hakim. – Io e i miei compagni siamo consapevoli di avere una grande responsabilità». Dall’inizio della guerra nel marzo del 2011, in seguito alle sanzioni internazionali, alla Siria è stato vietato di disputare partite sul proprio territorio: la nazionale stava per dare forfait alle qualificazioni per i Mondiali, quando la Malesia si è offerta di ospitare le sfide casalinghe dei siriani: «Possiamo solo dire grazie alla Malesia per ospitarci, dopo che molti Paesi arabi hanno rifiutato di farlo», ricorda Al-Youssef, non senza polemiche. «L’Australia è una squadra forte e, come tale, la rispettiamo: ma anche noi siamo forti e ci siamo conquistati il diritto di giocarci la qualificazione sul campo. Partiamo alla pari e sono convinto che prevarrà la squadra che commetterà meno errori nella doppia sfida di andata e ritorno». L’Australia è favorita sulla carta, visto che i Socceroos si trovano attualmente alla posizione numero 50 del ranking FIFA, contro la numero 75 della Siria: ma in certe sfide i numeri contano poco. Contano sicuramente di più le motivazioni, e quelle dei siriani vanno ben oltre l’aspetto puramente calcistico: «Siamo arrivati fino a questo punto dopo mille peripezie – ricorda il portiere, - ma le difficoltà servono a mostrare il vero valore degli uomini. E noi abbiamo una grande missione: fare di tutto per rendere felice il nostro popolo».

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