Milano, 15 ottobre 2017 - 12:35

Tennis, Sharapova vince a Tianjin: è il primo successo da due anni

La russa si aggiudica l’Open di Tianjin battendo la bielorussa la Sabalenka in due set e si commuove: «È un successo speciale»

Maria Sharapova, 30 anni (Afp) Maria Sharapova, 30 anni (Afp)
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C’è speranza per tutte, perché nel tennis fino all’ultima palla non è detto mai. E quindi riecco a Tianjin, megalopoli della Cina orientale, Maria Sharapova all’inizio della sua terza (almeno) vita terrena. Alza le braccia in finale, la Divina trentenne, a 882 giorni dall’ultimo trofeo, Roma 2015, quando lo tsunami del meldonio non era pronosticabile da nessun aruspice.

A fare le spese della fame atavica della tigre siberiana è una 19enne bielorussa dal futuro garantito, Aryna Sabalenka, sbranata a morsi da Maria in un match perso e vinto ripetutamente (7-5, 7-6: Sharapova era sotto 4-2 nel primo set e 5-2 nel secondo...) ma troppo importante per testimoniare l’esistenza in vita (tennistica) della campionessa dei cinque Slam. Quindici mesi di squalifica per doping, il ritorno ad aprile tra le roventi polemiche delle wild card con cui le è stato offerto uno scivolo per la classifica e i tabelloni principali dei tornei, l’ostracismo delle colleghe in spogliatoio, il bando moralistico del Roland Garros, che non l’ha voluta, gli infortuni che hanno imballato i muscoli rattrappiti dall’inattività forzata.

Come sempre, dentro ogni storia targata Sharapova ci sono tante sotto-storie che meritano di essere raccontate. Magari non tutte edificanti e da tramandare ai nipotini, ma nessuna - mai - banale. L’invito al torneo di Tainjin (livello International) non ha fatto rumore come la wild card a Stoccarda o a Roma, Maria ha giocato a fari spenti nella notte riprendendosi i titoli dei giornali grazie al successo quando era troppo tardi per criticarla.

Dire che è una campionessa assoluta, anche al lordo del meldonio, non è reato: 36esimo titolo in carriera, da lunedì diventa numero 57 di un ranking terremotato dall’assenza di una dominatrice (cinque numero uno si sono alternate in stagione fin qui: Kerber, Serena, Pliskova, Muguruza, Halep). Ci sono regole, e Sharapova le ha rispettate. Se si vuole il bando a vita dei dopati, quelle regole vanno riscritte. Sennò di cosa stiamo parlando? La Cina, di questi tempi, è il playground dei giocatori infiniti. La piccola tigre romagnola de noantri, Sara Errani, è rientrata proprio a Tianjin dai due mesi di stop per doping (involontario, secondo la difesa, ma a novembre la attende l’arbitrato del Tas di Losanna, dove l’ha trascinata l’Antidoping italiana, insoddisfatta delle spiegazioni sul doping del tortellino). Nessuna wild card né tappeto rosso per Sara: qualificazioni superate e poi dritta fino in semifinale, quando ha trovato il muro Sabalenka. Errani, come Sharapova, non ha data di scadenza. Ma ha grinta da vendere.

E in Cina, a Shanghai, è andata n scena la 38esima replica del plot più straordinario dello sport mondiale: Federer contro Nadal, vince ancora lo svizzero in due set (6-4, 6-3). Quelli che non si arrendono mai. E noi non ci stancheremo mai di raccontare.

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