Milano, 21 ottobre 2017 - 23:29

Napoli-Inter 0-0, ministro dell’economia contro ministro della difesa. Spalletti: «Altro che fortuna»

Entrambi preferiscono non rischiare. Sarri denuncia i cori razzisti. Il tecnico nerazzurro: «Mi chiedete dello scudetto? Certo, lo vinciamo noi»

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Era immaginabile che la sfida tra i due profeti toscani alla fine producesse molto meno delle aspettative della vigilia. Tra Sarri e Spalletti il segno x non si era mai visto nei tre precedenti incontri in serie A, ma entrambi, fautori di un calcio diverso, hanno probabilmente deciso di non azzardare più di tanto se poi lo scotto da pagare erano tre punti da buttare all’aria nell’ottica scudetto.

Il ministro dell’economia da un lato ha fatto i suoi conti, sacrificando il gioco e il palleggio, evitando di spremere i suoi attaccanti, peraltro stanchi, e insistendo sull’attenzione difensiva. L’altro, il moltiplicatore degli attaccanti, si è presentato al San Paolo, almeno in avvio, con un diktat preciso: densità difensiva e praticamente muro davanti ad Handanovic. E per una notte, zero gol da una parte e dell’altra. Equilibrio, insomma. L’inedito che probabilmente avevano messo anche in conto. Spalletti è soddisfatto: «A questi giocatori vanno fatti i complimenti, sanno dove vogliono andare e hanno giocato una buona gara. Contro il Napoli sembra di giocare contro i figli di Goldrake, noi dobbiamo imparare ma abbiamo fatto passi in avanti. L’Inter è ancora un po’ impaurita». E ironizza: «Lo scudetto? Certo che ci credo, lo vinciamo».

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Reina: 6

Storie differenti, quelle di Spalletti e di Sarri, che per una sera sono diventate simili. Nel nome di un podio dove entrambi hanno deciso di restare ancora per un po’. Con il loro modo di fare fumantino ma razionale che li contraddistingue e in qualche modo li caratterizza. Sarri non si è risparmiato le rimostranze al quarto uomo alla fine del primo tempo e ha denunciato anche all’ispettore di Lega i cori razzisti che provenivano dal settore dei tifosi ospiti. Toscano di Napoli intollerante verso chi ha inneggiato all’eruzione del Vesuvio.

Spalletti verso gli spogliatoi continuava a chiedere ai suoi di tenere palla, soprattutto nella linea mediana del campo. La gara tra i due iniziata come una cortissima partita a scacchi, è diventata più audace nella ripresa, ma sempre nel segno del controllo. Finora per entrambi era andata diversamente: il tecnico dei partenopei in grado di costruire con sapienza e pazienza un collettivo armonico e straordinario nell’applicazione dei suoi principi, aveva ottenuto una produzione offensiva mai inferiore a tre gol a partita; l’allenatore dell’Inter più propenso a godersi i punti conquistati, pur senza riuscire ancora a riproporre a Milano il calcio che aveva invece incantato la Capitale, si «accontenta» della buona sorte, rendendosene quasi merito.

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Handanovic: 7

Ieri sera ha dovuto rinunciare anche alla «zona Inter», l’ultimo quarto d’ora in cui il gol è sempre venuto facile. Forma e sostanza, insomma, per i due tecnici toscani probabilmente destinati a giocarsi il campionato fino alla fine. In equilibrio.

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