21 gennaio 2018 - 22:48

eSports fenomeni virtuali: conquistano l’Italia e si contendono le stelle

Campioni «reali» alleneranno talenti nelle accademie virtuali. Sponsor e club si contendono i migliori. Emergono nuovi talenti, osservatori e agenti

Numeroso il pubblico sugli spalti del League of Legends 2017 World Championships, partita di eSport tra Samsung Galaxy e SK Telecom T1, allo Stadio Nazionale di Pechino (Reuters) Numeroso il pubblico sugli spalti del League of Legends 2017 World Championships, partita di eSport tra Samsung Galaxy e SK Telecom T1, allo Stadio Nazionale di Pechino (Reuters)
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Ruud Gullit alleverà giovani campioni in un’accademia virtuale. Ronaldo il «Fenomeno» è azionista del più grande team brasiliano di videogiochi. E si dice che Messi, coperto da un nickname, sfidi in rete ragazzini. Che sia vero o no, gli eSports crescono velocemente ed entro fine anno muoveranno nel mondo un miliardo di euro. Sponsor e club si contendono i fuoriclasse del joypad, il Cio ha ammesso le discipline elettroniche ai Giochi Asiatici. Anche l’Italia si è messa in moto e i numeri, pur bassi rispetto a Cina e Usa, sono promettenti: 14 milioni il giro d’affari (fonte: Paypal- SuperData) con più di 1,2 milioni di videogamers «attivi».

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Disciplina agonistica

Calcio simulato, contratti veri. Paolo Cisaria ha abbracciato questa piccola rivoluzione. Romano, 42 anni, dopo esperienze nel marketing digitale, insieme al cantante degli Zero Assoluto Thomas De Gasperi e ad altri soci, ha creato «Mkers», il più importante team di «gamers» professionisti in Italia. Sul suo libro paga figurano i più forti, come Daniele «Prinsipe» Paolucci: viene dalle giovanili della Roma, ha lasciato il calcio reale per trionfare agli Europei di Fifa 17. In arrivo poi Lorenzo Daretti, in arte «Trastevere73», primo campione del mondo della eMotoGp, incoronato a Valencia prima di Marc Marquez. Anche lui aveva tentato la carriera in pista. Cisaria, una specie di superprocuratore anche se lui preferisce paragonare la sua creatura a una polisportiva, svela i segreti: «Le entrate arrivano da sponsor, pubblicità online e montepremi dei tornei. Non sta certo a noi dire se il nostro sia sport o no, l’importante è creare nuovi posti di lavoro. Ma vi assicuro che l’esultanza di un fan de “Il Prinsipe” è autentica come quella di un tifoso allo stadio».

Dietro a un mondo di console e banda larga si replicano schemi della Serie A: «Anche noi abbiamo i nostri osservatori, ex videogiocatori che selezionano i nuovi talenti. E basta con gli stereotipi del «nerd» da cameretta. Gente come Daniele si allena alla console 2-3 ore al giorno, poi pratica sport veri. Essere atleti aiuta davanti a uno schermo, Lorenzo è un mago delle traiettorie anche perché sfrutta l’esperienza in moto».

Altro che robot. Ivan Grieco non ne poteva più di ascoltare le voci automatiche nei match di Fifa e così ci ha messo la sua voce: «Dal vivo o da studio, ora è diventato il mio lavoro. Mi ha chiamato anche la Sampdoria». È il Caressa degli eSports, «da piccolo spegnevo l’audio della tv e facevo io la telecronaca», ha coniato espressioni come «Lo manda a cogliere le olive» e «Poesia in movimento». Prendendo spunto da un altro «maestro», Sandro Piccinini: «Gli ho chiesto consigli su come diventare telecronista». A furia di «Sciabolate» e «Incredibile!» Ivan si è inventato un mestiere. «Perché la voce del computer non avrà mai un’anima».

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