30 marzo 2018 - 19:34

Verona, Mondiali cadetti di scherma: per la prima volta nello sport un luogo di preghiera comune

Dal giorno di Pasqua, quando cominceranno le gare, ci sarà una sola stanza nella quale idealmente convergeranno le sei principali confessioni rappresentate sulla Terra (cristiano-cattolica, cristiano-ortodossa, musulmana, ebraica, buddista, induista)

di Flavio Vanetti

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Succede già ai Giochi, ma il Mondiale cadetti e giovani di scherma che Verona ospiterà dal giorno di Pasqua terrà a battesimo un’evoluzione dell’idea e, in un certo senso, si tratterà di una primizia. Ci riferiamo allo spazio destinato alla preghiera dei giovani atleti, dei tecnici e delle rispettive delegazioni: per la prima volta nello sport sarà uno spazio comune, nel quale idealmente convergeranno le sei principali confessioni rappresentate sulla Terra (cristiano-cattolica, cristiano-ortodossa, musulmana, ebraica, buddista, induista). Anche all’Olimpiade, dicevamo, esiste un “Centro della fede” al Villaggio Olimpico: di norma si tratta di un piano dedicato alla preghiera e alla riflessione. Ma ciascuna religione ha a disposizione una stanza. Nel caso di Verona, invece, l’area – circa 40 metri quadrati a forma circolare (anche questa è una scelta voluta: la rinuncia agli spigoli è vista come un messaggio) – sarà di uso comune. Quindi potrebbe capitare che il cattolico si trovi a fianco di un musulmano o di un ebreo, condividendo il momento di raccoglimento. Già all’ingresso dell’area c’è un’immagine eloquente del progetto: i simboli sono messi in evidenza, l’uno a fianco dell’altro.

Voglia di tolleranza

L’idea è venuta al presidente della Federscherma, Giorgio Scarso, che l’ha sottoposta al comitato organizzatore, presieduto da Luca Campedelli, il patron del Chievo calcio che è pure un appassionato (nonché praticante) dell’arte nobile. Il via libera è stato immediato e ciascuna delegazione ha ricevuto una lettera nella quale si spiega il senso dell’iniziativa. Nell’era di Internet e dei social, nella quale si mette tanto e forse troppo in comune, è venuto spontaneo proporre di fare la stessa cosa con un qualcosa di molto personale e privato quale la propria fede. Il significato è ovviamente il più pacifico possibile: “Vuole essere un invito alla tolleranza e al rispetto reciproco, pur nella differenza delle rispettive convinzioni religiose”. Applicato alla categoria dei campioni in divenire, potrebbe avere perfino più senso ed efficacia.

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