1 novembre 2017 - 14:23

La morte e quelle biciclette accartocciate: distrutto un simbolo di libertà

Pedalavano lungo una pista ciclabile, ritenevano di essere al sicuro: invece in un attimo otto persone hanno perso la vita per mano di un uomo che urlava «Allah akbar»

di Davide Cassani, ct della nazionale ciclismo

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Mi fa male al cuore vedere quelle biciclette accartocciate in mezzo ad una strada, che poi è una pista ciclabile nel bel mezzo di New York. Amo profondamente il ciclismo in tutte le sue forme e ogni volta che una tragedia colpisce una persona in un momento di svago, mi immedesimo e ci sto male. La bicicletta per me è sport, lavoro, sudore, emozione, scoperta, curiosità, vita. Ecco, è n questo momento che mi assale la tristezza, perché alla bicicletta associo la parola «vita». Quella che hanno perso 8 persone in una pista ciclabile di New York. Penso a loro: nel momento in cui si ritagliano un loro spazio per godersi la loro vita, si trovano di fronte un uomo che, urlando «Allah akbar» gliela portano via.

Brutto pensare a quelle vittime che perdono la vita mentre pedalano. Ogni volta che salgo su una bicicletta mi sento una persona felice. È la bicicletta che mi portava a scuola ogni mattina. È la bicicletta che mi ha permesso di andare alla scoperta del mondo. È la bicicletta che mi ha permesso di realizzare i miei sogni di bambino. Io che abitavo a Solarolo, a due passi dalle colline ma che stavano al di là della via Emilia, la prima volta che ho attraversato quella strada in sella ad una bicicletta mi sono sentito grande. E quella prima volta fu don Pierino ad accompagnarmi, il mio parroco. Ogni 25 aprile ci portava in una chiesetta sopra Imola, noi ragazzini, in bicicletta e lui, con la sua Fiat 600, a farci da ammiraglia. Don Pierino mi parlava di Dio, di cosa deve fare un buon cristiano, di come bisogna comportarsi con gli altri, di essere rispettosi e generosi e di non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Il mio Dio non credo sia diverso dal Dio di tutti gli altri esseri umani e la sua grandezza non la misuro uccidendo altre persone ma su me stesso. Più riesco a fare qualcosa di bello, di utile, di buono è più sento il mio Dio vicino. Mi aiuta, mi sostiene, mi da la forza di aiutare ancora di più gli altri.

Riguardo quella foto con le biciclette accartocciate in mezzo ad una pista ciclabile di New York e penso a quelle 8 persone hanno perso la vita mentre erano in bicicletta. Sono certo che fino a pochi secondi prima erano felici, a pedalare in una strada creata solo per loro, lontano dai pericoli, in assoluta sicurezza. Me li immagino scegliere le biciclette, pedalarci sopra, sentire il rumore della città e godersi la vicinanza di amici. Ridere scherzare e guardarsi attorno. Pure io 20 giorni fa mi sono preso una bicicletta a noleggio. Ero a Milano e mi sono divertito un sacco insieme ad alcuni amici nel gironzolare nel centro della città come un turista qualsiasi. Per fortuna non ho trovato un uomo che, urlando «Allah akbar» mi ha tolto la vita così posso, bel giorno dedicato ai morti, andare da mio padre al cimitero e ringraziarlo per avermi portato ogni domenica in chiesa dove don Pierino mi ha fatto capire la grandezza del nostro Dio.

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