Milano, 13 ottobre 2017 - 16:19

Un ricercatore stava analizzando la portata dei post filo-Russi e Facebook ha cancellato i dati

Mentre Sherly Sandberg ribadisce l’importanza della libertà d’espressione, Menlo Park corregge un bug che stava aiutando degli studiosi ad analizzare informazioni sulle interferenze del Cremlino

Reuters Reuters
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Mark Zuckerberg si è scusato, ancora. Questa volta le fake news e le elezioni americane non c’entrano: l’amministratore delegato di Facebook si è macchiato di scarsa sensibilità parlando di Porto Rico mentre stava mostrando al (suo) pubblico i muscoli della realtà virtuale (poi pompati con le novità di Oculus). Il problema è che, intanto, proprio fake news ed elezioni americane continuano a dare grattacapi degni di nota.

Ieri la numero due della società Sheryl Sandberg si è concessa a un botta e risposta con Axios sulla delicata questione della disinformazione che avrebbe aiutato Donald Trump. Due gli aspetti degni di nota:

• Sandberg ha dichiarato che le inserzioni pubblicitarie facenti capo «a persone che ne avevano facoltà» non sarebbero comunque state cancellate

• e non è entrata nel merito di possibili sovrapposizioni fra il target di utenti su cui si sono concentrati i russi e quello su cui hanno puntato gli strateghi di Trump (uno dei quali ha detto a Cbs di aver sfruttato ampiamente il social network).

Quindi: massima collaborazione con il Congresso e promesse di trasparenza per scovare altri annunci oltre i 3 mila sparati da 470 pagine filo-russe in direzione di dieci milioni di persone, ma sulla libertà di espressione Facebook non transige. E, quantomeno stando alle dichiarazioni in esame, non è disposto a mettere sul piatto tutti i dati in suo possesso per confermare i possibili collegamenti tra lo staff di Trump e il Cremlino.

Non solo, Menlo Park ha rimosso migliaia di post che il ricercatore della Columbia Univeristy Jonathan Albright stava analizzando per calcolare quanti utenti sono stati raggiunti dai contenuti gratuiti delle 470 pagine incriminate. Come schematizza ottimamente il Nyt, la forza delle inserzioni su Facebook consiste infatti nella visibilità garantita anche ai post non sponsorizzati della pagina che ha investito in pubblicità. Secondo i risultati preliminari dell’analisi di Albright, solo sei delle 470 pagine filo-russe avevano ottenuto 19,1 milioni di interazioni e link, meme e altri messaggi erano stati condivisi 340 milioni di volte. Peccato che il ricercatore non potrà proseguire: Facebook ha corretto il bug del programma CrowdTangle che permetteva di visualizzare le informazioni relative a pagine inattive.

Oltre a mettere una pezza su CrowdTangle, il social network ha fatto trapelare una percentuale relativa alla visibilità delle notizie etichettate (così) come fake sulla piattaforma. Secondo una email ottenuta da Buzzfeed, crollerebbe dell’80 per cento. Per rendere più efficace la distinzione tra contenuti potenzialmente falsi e verificati, Facebook ha inoltre iniziato a testare negli Stati Uniti la finestra di contesto con materiale alternativo, sullo stesso argomento, a quello in evidenza.

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