31 marzo 2018 - 09:28

Usa, Trump vuole controllare tutti i profili social di chi richiede il visto

Il dipartimento di Stato vuole monitorare e registrare tutte le informazioni che chi richiede il visto di ingresso ha condiviso su Facebook e Twitter negli ultimi cinque anni. Sarebbero coinvolte circa 15 milioni di persone ogni anno

di Michela Rovelli

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Non solo passaporto in regola, ma anche una vita digitale dignitosa e priva di punti «oscuri». Le regola per ottenere il visto per entrare negli Stati Uniti si allungano. Per entrare, bisognerà depositare anche il proprio username di Facebook e Twitter. E dimostrare che, anche qui, la «fedina penale» (virtuale) è pulita. L’amministrazione Trump ha annunciato di voler iniziare a monitorare i profili sui principali social network di chi chiede il documento per poter risiedere temporaneamente negli Usa o di chi vuole trasferirsi per periodi più lunghi. Un elenco di informazioni per comporre l’identità dell’immigrato fino a cinque anni indietro. E non solo: si potrà chiedere loro anche i numeri di telefono e gli indirizzi mail utilizzati negli anni passati, nonché gli spostamenti (questa volta quelli fisici). La proposta, se finalizzata, coinvolgerebbe fino a 15 milioni di persone ogni anno. Tra chi, circa 700mila, richiede il visto di immigrazione. E chi, la maggior parte, viaggia negli Stati Uniti per motivi di lavoro o di istruzione.

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Cosa prevede la nuova regola

I social network coinvolti, oltre a Facebook e Twitter, sono Instagram, LinkedIn, Reddit e YouTube. Nonché piattaforme prevalentemente usate in Cina o in Russia. Si tratta del passo successivo alle regole entrate in vigore a maggio del 2017. Un aumento di controllo alla dogana giustificato con la lotta al terrorismo. Da quasi un anno i funzionari già hanno il permesso di chiedere la password dei dispositivi elettronici con cui viaggiamo e di indagare sulla storia social di chi vuole varcare le frontiere se pensano che «queste informazioni sono necessarie per confermarne l’identità o condurre un controllo più rigoroso», avevano spiegato. Non basta: l’indagine va applicata a tutti. «Una pratica che si deve applicare alle minacce emergenti», ha dichiara il dipartimento di Stato al New York Times. La richiesta è stata inoltrata. Perché entri in vigore, serve l’approvazione dell’Ufficio di gestione dei budget, che arriverà entro due mesi. Gli unici esentati sarebbero i cittadini di Regno Unito, Canada, Francia e Germania, a cui gli Stati Uniti concedono l’esenzione dal visto di ingresso.

Le critiche

Giusto essere giudicati anche in base ai post pubblicati su Facebook o a chi decidiamo di retwittare? Molte le critiche alla decisione del Dipartimento di Stato: gli attivisti accusano l’amministrazione di invasione della privacy e di potenziale danneggiamento alla libertà di parola. «Le persone ora dovranno chiedersi se ciò che scrivono online sarà franteso o no da un funzionario governativo», ha detto alla Bbc Hina Shamsi dell’American Civil Liberties Union. Desta preoccupazione anche il motivo della stretta sulle regole di ingresso: cosa intende esattamente Trump con un modo per limitare le potenziali attività terroristiche? Una motivazione politica, aggiunge, «che può essere usata per fare discriminazione contro gli immigrati che in realtà non hanno fatto niente».

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