12 marzo 2018 - 11:48

Tim Berners-Lee, il creatore del web: «Troppo potere nelle mani di società come Facebook e Google»

Per il 29esimo compleanno del World Wide Web, il suo inventore, nella lettera aperta che scrive ogni anno, ha messo in guardia dalla posizione «dominante» delle più importanti società tech, tra cui anche Twitter, accusandole di disinformazione, dubbia gestione della pubblicità e perdita di controllo sui dati personali

di Michela Rovelli

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«Troppo potere nelle mani di pochi»

Una concentrazione di potere che fa paura, che potrebbe distruggere le fondamenta di una tecnologia nata libera e democratica. Sir Tim Berners-Lee, 62 anni, è il creatore del World Wide Web, ma guarda con sempre più apprensione la direzione che sta prendendo. Sul sito della World Wide Web Foundation, l’associazione che ha ideato nel 2009, ha pubblicato la sua annuale lettera aperta. Il 2018 è un anno particolarmente importante: il 29esimo compleanno del www coincide con il primo anno in cui più della metà della popolazione mondiale sarà connessa. Riflessione su cui l’informatico pone due domande: «Come connettiamo l’altra metà? Siamo sicuri che il resto del mondo voglia connettersi al tipo di web che abbiamo oggi?». Una cittadinanza «virtuale», quella attuale, dominata da pochissimi protagonisti: Facebook, Google e Twitter. Grandi padroni del web per cui, scrive, è necessaria una regolamentazione «per prevenire che venga armata su scala». Racconta Berners-Lee: «Negli ultimi tempi, abbiamo visto teorie cospiratorie diventare virali sui social, account falsi creare tensioni sociali, attori esterni influenzare le elezioni e criminali rubare un tesoro di dati personali». Problemi nati dalla concentrazione del potere in pochissime mani che «controllano quali idee e opinioni sono viste e condivise». Quella che una volta era una piattaforma dove viveva una ricca selezione di blog e siti è stata compressa sotto il peso di alcuni dominatori», continua l’informatico britannico. I quali inglobano i rivali più piccoli e le nuove invenzioni, assumono i migliori talenti e rendono sempre più difficile la sana competizione. Qualche esempio: l’87 per cento delle ricerche globali viene fatto via Google, sono iscritti a Facebook oltre due miliardi di utenti. Insieme, i due veicolano il 60 per cento della pubblicità online. Berners-Lee propone tre vie per migliorare il World Wide Web. Prima di tutto è necessario eliminare il digital divide e rendere internet accessibile a tutti, senza disuguaglianze. «Essere offline oggi, significa essere esclusi dall’opportunità di imparare e guadagnare, di partecipare al dibattito democratico». Poi, fare in modo che il web lavori a servizio delle persone: «Abbiamo cercato risposte direttamente dalle piattaforme. Queste società sono consapevoli del problema e stanno facendo sforzi per risolverlo». Ma, aggiunge, sono gigante costruiti per massimizzare i profitti, non il benessere sociale: «Una cornice di regolamentazione potrebbe aiutare a diminuire queste tensioni». Infine, serve ampliare il dibattito sul futuro del web, raccogliendo nuove voci e consultando diverse figure all’interno della società. «Ci sono due miti che limitano la nostra immaginazione: che la pubblicità è il solo modello di business possibile e che sia troppo tardi per un cambiamento. Su entrambi i punti, dobbiamo essere un po’ più creativi». E propone: «Unione le menti più brillanti dall’economia, dalla tecnologia, dalla politica, dalla società civile, dall’arte per eliminare le minacce al future del World Wide Web».

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