10 gennaio 2018 - 11:58

Apple, gli iPhone e i bambini: Patricia A. Daly, la suora attivista contro l’assuefazione da smartphone

La donna, sessant'anni, guida un'organizzazione composta da investitori cattolici impegnati in operazioni socialmente responsabili ed è membro del board che detiene 2 miliardi di dollari di azioni di Cupertino. Fra le altre cose, Daly ha costretto la ExxonMobil a una maggiore trasparenza sulle questioni ambientali

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Una delle aziende più potenti del mondo si trova nella condizione di dover temere una suora. Stiamo parlando di Patricia A. Daly, una sessantenne originaria di Brooklyn (uno dei cinque distretti di New York) con un debole per i cardigan appartenente alla congregazione delle Dominican Sisters of Caldwell, New Jersey. Il fondo Jana Partners e il California State Teachers’ Retirement System (Calstrs), che insieme detengono due miliardi di dollari in azioni di Apple e che sabato 6 gennaio hanno scritto una lettera a Cupertino chiedendo che introduca più tutele contro il rischio che un eccessivo uso degli iPhone provochi problemi di assuefazione o disturbi mentali nei bambini, l'hanno voluta tra i membri del consiglio da loro creato con lo scopo di monitorare la campagna in questione. Dello stesso consiglio fanno parte, tra gli altri, il cantante Sting e sua moglie Trudie Styler.

Le critiche di Tony Fadell e la risposta di Apple

Alle denunce di Jana e Calstrs hanno inoltre fatto eco alcuni tweet di Tony Fadell, nel team che ha lavorato al primo iPhone e uno dei principali inventori dell'iPod, secondo cui «Device addiction is real». La risposta della Mela non ha tardato ad arrivare. «Apple ha sempre protetto i bambini, e lavoriamo sodo per creare prodotti potenti che ispirino, intrattengano ed educhino i bambini e aiutino i genitori a proteggerli online. Siamo all’avanguardia nel settore grazie all’offerta di controlli parentali intuitivi integrati nel sistema operativo», si legge in un comunicato del gigante hi-tech. «Prendiamo molto sul serio questa responsabilità e ci impegniamo a soddisfare e superare le aspettative dei nostri clienti, soprattutto quando si tratta di proteggere i bambini».

La Tri-State Coalition for Responsible Investment

Suor Patricia è il direttore emerito (fino a poco tempo fa direttore esecutivo) della Tri-State Coalition for Responsible Investment, un'organizzazione di investitori istituzionali cattolici - con sede principalmente nell'area metropolitana di New York – impegnati a coinvolgere le società in cui investono negli impatti ambientali e sociali delle loro operazioni. La Tri-State Coalition a sua volta fa capo all'Interfaith Center on Corporate Responsibility, che complessivamente controlla circa 200 miliardi di dollari di investimenti. 

La battaglia contro ExxonMobil

La suora, che in passato ha puntato il dito anche contro la militarizzazione della società causata dai videogiochi violenti, è nota per la tenacia con cui conduce le proprie battaglie, come l'attuale segretario di Stato americano Rex Tillerson ha già avuto modo di sperimentare in qualità di amministratore delegato di ExxonMobil: se lo scorso maggio la maggioranza degli azionisti della multinazionale petrolifera ha votato a favore di una mozione che chiede che le scelte aziendali tengano conto degli sforzi contro il cambiamento climatico è stato soprattutto grazie alle pressioni della donna. «Sono fedele al Vangelo ed è necessario che il Vangelo sia predicato nel contesto dell'attuale ambiente economico e politico, non solo nell'ambito delle famiglie, dei quartieri e delle comunità», ha spiegato la suora in una vecchia intervista al Guardian

Religione e temi sociali

La sessantenne si avvicinò ai temi sociali fra gli anni '60 e i primi anni '70, quando frequentava una scuola cattolica. «Durante le lezioni di religione discutevamo di argomenti quali la guerra in Vietnam, la povertà nel mondo e la violenza nella città», ha raccontato al Guardian suor Patricia. Una volta conclusa la Sacred Heart University, in Connecticut, nel 1976 si unì alle Dominican Sisters of Caldwell. L'anno seguente un sacerdote fece visita alla congregazione: l'uomo era coinvolto nella neonata Tri-State Coalition for Responsible Investment. Pur non avendo competenze o interessi negli affari, la donna iniziò ad occuparsi delle risoluzioni degli azionisti relative al Sudafrica e a questioni lavorative, mentre insegnava religione in alcune scuole superiori locali. Dopo aver lavorato, negli anni '80, con Christian Brothers Investment Services, un investitore cattolico socialmente responsabile, la suora decise di prendere definitivamente parte alla Tri-State Coalition for Responsible Investment. 

Morale cristiana e finanza

Nel corso degli anni suor Patricia si è battuta affinché tutti i lavoratori ottenessero diritti migliori e ha spinto i dirigenti di imprese gigantesche, tra cui Ford e General Motors, a elaborare strategie mirate a fronteggiare la minaccia rappresentata dal riscaldamento globale. D'altro canto, la sessantenne afferma di non aver mai «usato la carta di Dio» per i propri scopi. Non chiede ai dirigenti di cambiare approccio per timore di essere condannati alla dannazione eterna, né sfrutta la figura di Gesù per favorire specifiche linee di azione. Al contrario, le campagne della sua organizzazione si basano sul presupposto che compiere la cosa giusta solitamente a livello finanziario ha conseguenze positive.

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