2 aprile 2018 - 19:48

Zuckerberg: «Risolveremo i problemi di Facebook, ma ci vorranno anni»

Il Ceo del social network sul caso Cambridge Analytica. E risponde alle critiche di Tim Cook: «La verità è che se vuoi costruire un servizio per aiutare a connettere le persone in tutto il mondo, allora sono in molti quelli che non possono permettersi di pagarlo»

di Michela Rovelli

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Mark Zuckerberg non si tira indietro e continua a parlare dello scandalo Cambridge Analytica, così come delle conseguenze che avrà sulla sua società. In un’intervista a Vox, ammette implicitamente che quel proposito che si era dato a inizio 2018 — «Fixing Facebook», aggiustare Facebook — non è così semplice da concretizzare. I problemi, come ha dimostrato l’utilizzo dei dati di oltre 50 milioni di utenti per creare pubblicità mirate al fine di veicolare messaggi durante la campagna elettorale di Brexit e presidenziali americane, sono profondi e complessi. «Scaveremo a fondo — dice — ma ci potrebbero volere anni. Spero che potremo risolvere tutte queste questioni in tre o sei mesi, ma la realtà è che ci vorrà più tempo».

La risposta alle critiche di Tim Cook

I suoi oltre due miliardi di utenti si aspettano sicuramente mosse d’impatto, così come investitori e azionisti — nelle ultime settimane la società ha perso in Borsa un valore pari a quasi 100 miliardi di dollari — e l’impegno nel far fronte a una situazione ormai etichettata come grave, se non pericolosa, dev’essere netto. Anche se non tutte le critiche gli sono andate giù. Come quella di Tim Cook, che qualche giorno dopo lo scoppio dello scandalo ha preso posizione sostenendo che per Apple la privacy è pari a un «diritto umano» e che lui non avrebbe mai potuto ritrovarsi nella stessa situazione di Zuckerberg. Una osservazione «superficiale», secondo il Ceo di Facebook. «E non realistica. La verità è che se vuoi costruire un servizio per aiutare a connettere le persone in tutto il mondo, allora sono in molti quelli che non possono permettersi di pagarlo. E quindi, avere un modello di business supportato dalla pubblicità è l’unica strada possibile». E aggiunge: «Se vuoi costruire un servizio che non è destinato solo ai ricchi, allora hai bisogno di qualcosa che tutti possano utilizzare», con evidente riferimento agli alti prezzi dei prodotti Apple. «È importante non finire nella sindrome di Stoccolma e lasciare che le società che lavorano per farti pagare di più riescano a convincerti che in realtà si preoccupano di più per te. Per me, è ridicolo».

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