Milano, 10 ottobre 2017 - 09:08

Qualificazioni Mondiali 2018: l’Islanda va in Russia. E fa la geyser dance sotto la curva

Kosovo k.o: gli scandinavi saranno il Paese meno popolato di sempre a un Mondiale

di Paolo Tomaselli

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È stata la squadra del sorriso all’Europeo. Adesso lo sarà anche al Mondiale, il primo della sua storia. Con un c.t. dentista è più facile, verrebbe da dire. E in effetti la vera novità rispetto alla squadra che ha sorpreso e divertito in Francia — anche grazie al suo meraviglioso pubblico e alla «Geyser dance» — è proprio lui, Heimir Hallgrímsson: il tecnico islandese che per una dozzina d’anni ha allenato le donne e che dopo l’esperienza da vice con lo svedese Lagerback si è messo tutto da solo alla guida di una macchina solida, collaudata. E, nel suo piccolo praticamente perfetta.

Perché l’Islanda, che ieri sera ha battuto il Kosovo a Reykjavik con mezza città fuori dal piccolo stadio Laugardalsvollur davanti ai maxi schermi, è del tutto simile a quella dell’Europeo, dove si è fermata solo ai quarti di finale contro la Francia, dopo aver preceduto il Portogallo nel girone ed eliminato l’Inghilterra agli ottavi. Uguale, ma migliore. Se la vittoria col Kosovo, che ha fatto un solo punto, non fa molto testo, i dati delle altre sfide nel girone vinto contro Croazia, Ucraina, Turchia e Finlandia sono indicativi: possesso palla sempre sotto il 50% (45 di media), non più di 5 tiri in porta a partita, eppure un’efficacia notevole (14 gol segnati) e una discreta tenuta difensiva (7 le reti subite).

Una squadra che lascia lo spettacolo ai suoi tifosi, che hanno conquistato l’Europa per la capacità di ingollare birra senza diventare molesti. Ma che è difficile da affrontare, come testimonia il famoso anatema di Ronaldo dopo la sfida d’apertura dell’Europeo (che poi il Portogallo ha vinto senza mai incantare) terminata 1-1: «Non farete strada giocando con questa mentalità difensiva». L’Islanda il suo cammino l’ha fatto, senza snaturarsi. E giocando sempre da squadra. Con la S maiuscola. Perché il gruppo è praticamente lo stesso dai tempi dell’Under 21 del 2011 e i giocatori si conoscono a perfezione. E in un Paese che ha 332 mila abitanti (10 mila più di Bari), il meno popolato di sempre a un Mondiale, non è nemmeno un modo di dire. Come sa anche Halgrimsson: lui il posto di dentista non l’ha lasciato fino all’Europeo, perché il suo villaggio è minuscolo (meno di 5mila anime)e i vecchi pazienti sono anche amici da curare con attenzione. Del resto la ricerca della salute è alla base di tutto il «miracolo» Islanda: dal programma per tenere lontani gli adolescenti da alcol e droghe 15 anni fa è nato l’impulso a costruire la quindicina di campi indoor, riscaldati grazie alla geotermia, che hanno rivoluzionato il calcio sull’isola di ghiaccio negli ultimi 10 anni. Oltre 600 allenatori col patentino Uefa A o B hanno fatto il resto, formando una generazione di giocatori pronta a stupire anche in Russia. Col sorriso stampato in volto.

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