Milano, 14 ottobre 2017 - 19:57

Le ultime ore di Isis, in corso la battaglia finale per Raqqa

I jihadisti potrebbero essere sconfitti nelle prossime ore o giorni. Liberato l’85 per cento della città. Raggiunto un accordo per evacuare i civili e i foreign fighters ma si teme che la popolazione venga usata come scudo umano

di Marta Serafini

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Sono le ultime ore di Isis. Le forze siriane a maggioranza curda sostenute dagli Usa e la Coalizione internazionale a guida americana hanno annunciato che è in corso la «battaglia finale» per strappare all’Isis la città di Raqqa, considerata la «capitale» dello Stato islamico in Siria. L’operazione potrebbe tuttavia richiedere ancora ore o giorni.

Le notizie che provengono dal terreno sono confuse e contraddittorie. Secondo la Coalizione a guida americana, le cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf) alleate degli Usa hanno riconquistato l’85 per cento della città. Lo Stato islamico controlla ancora lo stadio, che si sospetta venga usato dai jihadisti come prigione, l’ospedale nazionale e una piccola parte della città settentrionale. «Ci sono ancora combattenti, ma l’area che controllano si sta riducendo sempre di più», ha aggiunto Mohammed Khedher di Sound and Picture, un’organizzazione che riferisce delle atrocità commesse dai seguaci del Califfo in Siria ed Iraq.

Circa 100 jihadisti dello Stato islamico si sono arresi e sono stati espulsi dalla città nelle ultime 24 ore. Lo riferisce il portavoce Usa della coalizione internazionale anti Isis, Ryan Dillon. Nel frattempo un accordo è stato raggiunto con l’Isis a Raqqa per l’evacuazione dei civili tra cui si presume ci siano molti foreign fighters provenienti da Paesi occidentali. In un comunicato diffuso dalla Coalizione si sottolinea che l’accordo è stato raggiunto con il contributo di capi tribali della regione al fine di «ridurre al minimo le vittime civili», mentre le forze a maggioranza curda sostenute dagli Usa stanno combattendo per strappare allo Stato islamico gli ultimi quartieri nel centro della città. Tutti coloro che lasceranno Raqqa, si aggiunge nella nota, saranno perquisiti e controllati per accertarne l’identità. Non è chiaro però se l’accordo comprenda o meno anche i miliziani che nelle prossime ore potrebbero fuggire dalla città usando i civili come scudi umani.

Gli ultimi miliziani rimangono asserragliati nella città vecchia, a pochi metri dalla Clock Tower Square, la piazza della torre dell’orologio, teatro di centinaia di esecuzioni e torture. Dall’altro lato del fronte, i curdi delle Syrian Democratic Forces. «Se a Mosul simbolo scelto da Isis era la moschea di Al Nuri per sottolineare il rapporto con la fede, a Raqqa è la torre dell’orologio a rappresentare il regno del terrore», ha scritto Martin Chulov, inviato in Medio Oriente per il Guardian. Qui «ogni mese sono state uccise almeno 13 persone», ha raccontato al Guardian Ismael, un farmacista fuggito dalla città sei mesi fa e che ora si è unito alle SDF. Sono tanti i siriani che si sono uniti alla battaglia. Ma non solo. A combattere l’Isis ci sono anche gli anarchici greci. Poi giovani americani, turchi, tedeschi e spagnoli, gente che viene dal mondo dei movimenti di sinistra e che ha deciso di schierarsi al fianco dei curdi. «Una volta che li abbiamo catturati, non ripaghiamo quelli dell’Isis con la loro stessa moneta, non li torturiamo», assicura Elyas, 25 anni proveniente da Hasaka. «Sono degli ignoranti cui è stato fatto il lavaggio del cervello. Se li trattassimo come loro hanno trattato noi, diventeremmo come loro». A preoccupare, oltre alla gestione dei prigionieri, è anche il futuro della città. «Qua tutto ormai è distrutto», racconta Ahmed Issa, uno studente di 25 anni. «Ci sono spiriti cattivi qui, qualcuno dovrebbe purificarci. Altrimenti non tornerà più nessuno».

La città nel nord della Siria era assediata dallo scorso ottobre e dal 6 giugno sono iniziate le operazioni finali dell’attacco. Raqqa dal 2015 era diventata la capitale del Califfato.

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