Milano, 25 ottobre 2017 - 19:17

Grillo, Di Maio e Di Battista bendati sul palco per protesta contro il Rosatellum

La manifestazione M5s al Pantheon

di Alessandro Trocino

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Questo Paese, spiega Beppe Grillo alla folla di piazza del Pantheon, «non ha gli anticorpi per difendere la democrazia. Hanno velocizzato i tempi del voto sulla legge elettorale, questi hanno la velocità degli scippatori». Poco dopo, il fondatore dei 5 Stelle dice di aver «consigliato la polizia di andare intorno al Senato e di accerchiarlo». Polizia evocata anche da Paola Taverna, che si dice «indignata» del fatto che «le forze dell’ordine proteggano loro mentre votano, dovrebbero salvare noi».

La partita

Alza il livello dello scontro il Movimento 5 Stelle, quando la partita del Rosatellum, la legge elettorale in via di approvazione, sembra persa. Si prova con il bagno di folla a rilanciare le consuete parole d’ordine, a cominciare da «onestà». Tutti bendati in piazza, compresi Grillo, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. La benda il senatore Stefano Lucidi la mette a mo’ di bandana, mentre Sergio Puglia si sgola in preda a una sorta di trance agonistica, con la folla che intona l’inno di Mameli.

La piazza

La piazza sembra essere l’ultima arma del Movimento. Di Battista guarda in alto, al presidente Sergio Mattarella: «Faccia attenzione a firmare una seconda volta, dopo l’Italicum, una legge truffaldina e anticostituzionale». E per questo si discute animatamente dietro le quinte dei 5 Stelle se accerchiare domani un altro palazzo, ancora più delicato di quello del Senato: il Quirinale. L’idea viene subito bloccata dai parlamentari, a cominciare dai capigruppo. Troppo pericolosa, anche perché una manifestazione di massa contro il capo dello Stato sarebbe senza precedenti (proteste ci sono state in passato, ma ben più misurate) e avrebbe un sapore troppo forte per un Movimento che si candida a governare e che a quel presidente dovrà chiedere, se ce la farà, il mandato per farlo. Oggi se ne discuterà ancora e si cercherà di trovare una forma compatibile con il rispetto delle istituzioni (e della Digos, che non consentirebbe una protesta simile): tra le ipotesi, quella di un corteo che passi vicino al Quirinale.

Il botta e risposta

Nel frattempo i senatori se la prendono con il presidente del Senato Pietro Grasso, immortalato nella gogna dello schermo gigante e subissato di fischi. Vito Crimi spiega di provare «un senso di vomito» verso le istituzioni e invita il presidente a «dimettersi immediatamente». Invito raccolto da diversi oratori. Grasso replica: «A volte è più difficile restare che andarsene. Ho rinunciato a candidarmi in Sicilia per continuare con senso delle istituzioni a espletare il mio compito».

La vittoria tripla

Un altro presidente, questa volta emerito, Giorgio Napolitano, è oggetto di strali. Per Giorgio Sorial si atteggia a «re d’Italia». Dalla platea, un coro di «buffone buffone». Una voce dal fondo: «Impicchiamoli Beppe, viva la ghigliottina».Per il resto, ecco «Dibba» chiamare Renzi «ducetto e bulletto», la Taverna spiegare che Mussolini, «in confronto a questi era un pivello» e altri senatori dire che «presto manderemo il più grande vaffa della storia a questa gentaglia, a questi parassiti». Grillo, prima di lasciare la piazza, prova a vederla in positivo: «Che trucchino pure la legge elettorale, tanto vinceremo noi e la vittoria sarà tripla». Conclude il comico, che si sovrappone al politico: «Adesso andremo in Sicilia. E la minchia sia con voi».

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