11 gennaio 2018 - 14:35

Così la ’Ndrangheta spedisce ogni giorno 10 kg di droga in Italia e Germania nascosta nei fiori olandesi- English version

Le mani della criminalità organizzata italiana nel più grande mercato di fiori del mondo. Così da Amsterdam la droga arriva in tutta Europa

di Amalia De Simone - Mafiaeuropa, seconda puntata

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Questa è la seconda puntata di una serie di inchieste dal titolo Mafiaeuropa realizzate da Amalia De Simone.

«Quelli della ndrangheta sono stati arrestati ma il traffico di droga dall’Olanda attraverso il più grande mercato dei fiori del mondo non si è fermato. E’ sempre in mano agli italiani: ora dietro tutto il business ci sono dei gruppi pugliesi».
Ne è convinto Jaap Koijker, un imprenditore olandese nel settore dei fiori che per tanti anni ha lavorato con personaggi legati ai clan calabresi. Siamo ad Alsmeer, non lontano da Schipol. Qui si tiene il più grande e importante mercato dei fiori del mondo e il fatto che le mafie italiane siano riuscite a diventare leader nel settore riuscendo a muovere oltre che i fiori anche la cocaina secondo, Koen Voskuil autore del libro «Maffia paradijse», spiega quanto i clan italiani siano pericolosi: «Sono riusciti ad entrare nel sistema economico olandese condizionando uno dei settori più importanti, per questo sono da temere e contrastare più degli altri gruppi criminali».

Koijker mostra alcuni capannoni dove stanno lavorando le confezioni da spedire dei vari paesi europei. «Ecco questi erano i depositi della ditta della famiglia Crupi, finiti tutti manette per un traffico internazionale di droga», spiega Jaap mostrandoci delle saracinesche abbassate e spiegandoci che l’insegna che c’è ora è di una ditta subentrata da poco e che non c’entra niente con la ‘ndrangheta. Ma i vecchi proprietari si. Proprio questi depositi la polizia aveva messo delle cimici ed era riuscita ad intercettare alcune conversazioni che dimostravano il traffico di stupefacenti e la vicinanza di questi imprenditori con la criminalità organizzata calabrese. «Addirittura la polizia è riuscita a sentire che parlavano di omicidi avvenuti a Toronto. da qui riuscivano a trasportare anche 10 chili di cocaina per carico», spiega Voskuil. «Si stanno ammazzando tra loro», è la frase relativa agli affari canadesi del clan captata e finita negli atti giudiziari.

Nelle intercettazioni a disposizione della procura di Reggio Calabria che ha coordinato le indagini, anche conversazioni in cui si discuteva di un carico destinato alla camorra, di contatti con narcos venezuelani e su come piazzare una partita (250 tonnellate) di cioccolatini Lindt rubati. Vincenzo Crupi era il leader di questo gruppo che negli anni novanta si era trasferito nei paesi bassi e aveva avviato proprio nel Flora Holland Market, una redditizia attività di import export di piante e fiori, la Fresh BV. Fino al duemila riusciva a far partire ogni giorno un tir verso l’ltalia. Crupi è cresciuto a Siderno, in provincia di Reggio Calabria in una famiglia ritenuta vicina al clan Commisso. Negli anni Novanta si è trasferito nei Paesi Bassi dove ha avviato la sua attività commerciale al FloraHolland market ed è diventato leader nel settore. Secondo le indagini della polizia, parte dei suoi interessi sono oltre che in Olanda e in Calabria, anche a Latina e pure altri suoi parenti sono tuttora nel settore florovivaistico.

Nel 2002, Crupi è stato raggiunto dal cognato Vincenzo Macri, appena uscito da un carcere degli Stati Uniti dove era stato detenuto dieci anni per traffico di droga. Per la polizia i Crupi erano il braccio economico internazionale della ‘ndrangheta. Vincenzo Crupi invece si dichiara innocente. «I Crupi sono stati i miei clienti per tanti anni spesso ci vedevamo proprio qui per un caffè», dice Koijker.
Ma lei non si è accorto mai nulla? «Certo in realtà dopo alcuni anni ho saputo che frequentavano pregiudicati, che avevano parenti che erano stati arrestati in vari paesi, anche negli Stati Uniti. Ma Crupi era un bravissimo pagatore. Non ho mai avuto alcun problema con lui anzi, era uno dei miei clienti preferiti. Quando ci sono stati gli arresti comunque non sono rimasto sorpreso: è stata solo una conferma di ciò che si diceva nell’ambiente».
Come mai il traffico di droga e il commercio dei fiori si intrecciano? «In parte dipende dalla flessibilità del trasporto olandese. Il fatto di poter arrivare in breve tempo in molti dei paesi europei è un vantaggio enorme per chi decide di trafficare droga mentre realizza anche altri tipi di commercio come quello dei fiori. E poi controlli qui non sono un granché».
«Perché i fiori? Questi criminali calabresi sono stati molto furbi – spiega David Ellero capo della sezione di Europol per il contrasto al crimine organizzato - perché si tratta di merce facilmente deperibile e quindi i camion che trasportano fiori difficilmente vengono controllati in quanto la merce all’interno dei camion potrebbe andare persa. Inoltre il mercato dei fiori di Alsmeer funziona come una vera e propria borsa: capitali che si spostano in maniera molto veloce, soldi che girano in maniera molto rapida».
Il capo della polizia olandese Wilbert Paulissen spiega che tutto nasce da truffe e bancarotte: «Abbiamo cominciato l’indagine sulla droga ma anche sulle frodi (c’erano imprenditori italiani che non pagavano la merce) e naturalmente le società che erano vittime di bancarotta presentarono denuncia. In alcuni casi abbiamo visto che c’era anche della droga nei carichi: si trattava di circa 10 kg e quando si è in grado di trasportare ogni giorno 10 kg di droga verso l’Italia e la Germania è chiaro che sul piatto ci sono tanti soldi».

Il procuratore nazionale antimafia, Federico cafiero de Raho che all’epoca dell’indagine era al vertice della procura di Reggio Calabria ricorda dei risvolti inquietanti della storia: «Quegli stessi soggetti che aprirono ditte di commercio internazionale di fiori e trattavano su un canale parallelo la cocaina, poi utilizzavano le imprese per infiltrarsi negli appalti non solo in Italia ma anche in altri paesi. Per esempio alcune imprese di queste stesse cosche si infiltrarono nell’Expo. Parliamo di aziende che da società a responsabilità limitata sono diventate società per azioni».
Non solo affari e traffico di droga. Questa storia tutta olandese ha capitoli fatti anche di spedizioni punitive e intimidazioni. «Una sera arrivano due uomini della polizia che mi dicono che ero in pericolo. - dice Koijker - In effetti avevano intercettato delle conversazioni da cui avevano capito che c’era una persona in Italia che minacciava». Gli inquirenti si riferivano a Domenico Barranca, arrestato nell’operazione sulla famiglia Crupi che in una conversazione usa toni molto duri, chiarendo poi successivamente di essersi solo sfogato (l’accusa per lui è caduta). «Io non ho mai creduto che Barranca si riferisse a me. Lui ce l’aveva con il mio capo perché lo aveva mandato a picchiare duramente».
Il tuo capo è olandese? Lui ha fatto punire una persona arrestata con i Crupi? «Si, certo. Barranca non lo aveva pagato e lui si è vendicato». E non gli è successo niente? Non è stato arrestato? Funziona così occhio per occhio dente per dente? «Si, esatto funziona proprio così. - dice Jaap, ridendo come chi la sa lunga - Qui comunque è tutto come prima. Ci sono società che hanno indirizzi di residenza che coincidono con quelle dei mafiosi italiani finiti sotto inchiesta e il traffico di droga è ancora florido ma qui nessuno tocca nulle». Ma queste cose che lei ha detto a me le ha riferite anche alla polizia? «Certo, ho detto tutto quello che so».

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