17 gennaio 2018 - 22:15

I cento mafiosi italiani che fanno affari in Olanda con il narcotraffico. «E i tanti latitanti nascosti qui si mostrano come normali, simpatici italiani, bravi in cucina».

Dal coffeshop nel centro di Amsterdam base dei criminali negli anni ‘90 al grande smercio del porto di Rotterdam. Il capo della polizia olandese Wilbert Paulissen: «I tanti latitanti qui si mostrano come normali simpatici italiani, bravi in cucina»:

di Amalia De Simone

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«Rocklands» è un classico coffeshop nel centro di Amsterdam come ce ne sono tanti. Sembra fatto apposta per non dare nell’occhio. Per anni è stato il quartier generale di uno dei più importanti borker del narcotraffico europeo, uno che si muoveva nell’ombra e che da Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, si era trasferito in Olanda per curare i suoi affari.

Parliamo di Raffaele Imperiale, attualmente latitante a Dubai e secondo i controlli effettuati dalla guardia di finanza di Napoli, stabilmente residente in in un attico di uno dei più lussuosi hotel degli Emirati Arabi. Come Imperiale, anche altri broker, latitanti e criminali italiani hanno trovato rifugio e fortuna in Olanda dove grazie al porto di Rotterdam arriva merce da tutto il mondo, anche quella illegale, tanto che come riferisce l’autore di «Maffia Paradijs» Koen Voskuil, dai rapporti della polizia emerge che oltre 100 mafiosi sono attualmente operativi nel paese dei tulipani.
Imperiale acquistò il Rocklands (l’attuale proprietario non c’entra niente con i clan e i suoi sporchi affari) nel 1999. « Qui incontrava i principali criminali olandesi e organizzava il suo business. - racconta Voskuil - Lavorava per diversi cartelli criminali e si occupava di trafficare droga e armi. Ha vissuto ad Amsterdam ma per più di 10 anni e non era molto conosciuto dalla polizia, nel frattempo invece aveva stretto contatti con i più importanti banditi olandesi come Rick van det Bunt e Mink Kok grazie ai quali guadagnò molti soldi».
L’Olanda, secondo gli inquirenti fu la fortuna di Raffaele Imperiale e dei clan che a lui si affidarono e in particolare della cosca Amato-Pagano, i cosiddetti «scissionisti». «Rispetto alla sua storia criminale Imperiale, in Olanda, ebbe la fortuna di conoscere un trafficante di droga chiamato Rick il biondo. - spiega Giovanni Salerno, comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli - Questo suo rapporto lo mise in condizione di diventare un vero proprio monopolista nel settore della cocaina per le organizzazioni criminali della camorra». Nel 2016 la Guardia di Finanza ritrova due tele di Van Gogh rubati 14 anni prima nel museo di Amsterdam: erano finite nelle mani di Raffaele imperiale.
La storia è raccontata nei dettagli nel reportage di Mara Gergolet “sulle tracce di Van Gogh” pubblicato dal Corriere della Sera http://www.corriere.it/reportages/cultura/2017/alla-ricerca-del-van-gogh-perduto/

«Da grande uomo d’affari, Lelluccio Ferrarelle (soprannome risalente a quando era nel commercio delle acque minerai), capisce l’opportunità di entrare in possesso di questi quadri - spiega Giuseppe Fuciniti, comandante del Gico di Napoli - Le opere d’arte potevano servirgli infatti sia eventualmente come forma di garanzia nel pagamento di grosse partite di droga o anche , operando in maniera illegale in Olanda, come merce di scambio per garantirsi una sorta di immunità o impunità nell’eventualità in cui fosse arrestato». «Di figure come Raffaele Imperiale qui in Olanda ne abbiamo parecchie. - aggiunge il coordinatore della sezione investigativa sulla “criminalità organizzata” di Europol, David Ellero – i risultati delle indagini evidenziano che gruppi che sono in guerra nel loro paese e che si ammazzano nel territorio di origine, qui invece operano assieme. Inoltre nei Paesi Bassi e in Belgio abbiamo il collante tra i produttori, quelli che si occupano della logistica e del trasporto degli stupefacenti e quelli che materialmente vanno a portare queste merci illegali in Italia».

Koen Voskuil ribadisce i dati della polizia olandese sulla forte presenza di mafiosi attivi in Olanda: «I mafiosi considerano i Paesi Bassi un buon posto per nascondersi. Lo fanno soprattutto qui ad Amsterdam dove i criminali si incontrano e fanno affari. Penso che l’Olanda sia un paese molto appetibile per i clan: c’è il porto di Rotterdam attraverso cui entrano in Europa grosse quantità di cocaina ed eroina e poi abbiamo Amsterdam che di fatto è una specie di grande capitale per i criminali. In passato la polizia non si è dedicata molto ai mafiosi italiani e così l’Olanda è diventata una sorta di paradiso delle mafie».
Addirittura, secondo un verbale del pentito di camorra Carmine Cerrato, i killer dei clan napoletani venivano inviati in Olanda per seguire un corso di aggiornamento sull’uso delle armi e dei fucili di precisione. L’istruttore sarebbe stato un personaggio italiano che viveva da tantissimi anni in Olanda e che era un conoscente di Raffaele Imperiale. «Un giorno Raffaele Amato (boss degli scissionisti ndr) mi chiese di perfezionarmi con la carabina o un fucile di precisione – spiega Cerrato ai pm Stefania Castaldo, Vincenza Marra, e Marco De Marco - e per fare ciò dovevo andare all’estero in Olanda dove, già in precedenza, conobbi questo allenatore che era italiano, parlava perfettamente inglese ed era un grosso narcotrafficante che vive da tanti anni in Olanda, non so da quale parte dell’Italia provenga. Il posto dell’addestramento era all’aperto ed in landa desolata».

Il capo della polizia olandese Wilbert Paulissen, ha da poco organizzato una squadra di specialisti dedicata al contrasto della criminalità organizzata italiana. «Ci sarà un coordinamento anche con i colleghi italiani che ci daranno delle preziose indicazioni mentre noi invece daremo informazioni sulle droghe sintetiche che arrivano dal nostro paese e stanno diventando un grosso problema anche in Italia tra i giovanissimi». «Comunque l’Olanda è un posto importante per i trafficanti di droga – aggiunge Paulissen - perché abbiamo i porti di Rotterdam, Anversa (in Belgio) e abbiamo delle ottime infrastrutture di cui usufruiscono anche i mafiosi. Loro sono qui, commettono reati, sono molto impegnati con il traffico di droga. In pochi anni abbiamo visto che molti latitanti italiani si sono nascosti qui. Usano l’Olanda come riparo quando sono ricercati. Spesso non sono visibili nella vita di tutti giorni. Si mostrano come normali simpatici italiani, bravi in cucina. Come per esempio un latitante che dai vicini veniva descritto come una persona affabile che serviva un’ottima pizza nel suo ristorante qui all’Aia».

Paulissen si riferisce a Rocco Gasperoni, mattatore di «Rocco’s pizza», apprezzatissimo ristorante italiano. E’ stato latitante per 15 anni. Considerato esponente del clan calabrese dei Belfiore, si era sottratto alla giustizia italiana nel 2001, mentre era sottoposto al regime della sorveglianza speciale, in seguito ad un procedimento per traffico di droga. Il decreto di esecuzione fu emesso nel 2007 ed eseguito dopo una lunga battaglia legale tra autorità giudiziarie, nel 2016. L’arresto è stato possibile grazie all’interessamento del magistrato di collegamento olandese in Italia, Hester van Bruggen, di Eurojust e di Europol. Le autorità olandesi alla fine hanno riconosciuto l’applicabilità delle sentenze italiane ma hanno ridotto notevolmente la pena detentiva. Droga, reinvestimenti ma anche fatti di sangue. Con Koen Voskuil ci spostiamo alla periferia di Amsterdam, nei pressi della foresta ad Amsterdamse Bos. Qui, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Franco Santolla, sparì Giuseppe Lezzi, secondo gli inquirenti riconducibile alla mafia pugliese. Fu assassinato in un appartamento nell’area sud di Amsterdam poi lo avvolsero in un tappeto e lo abbandonarono proprio nella foresta. «Questo episodio racconta la presenza criminale italiana in Olanda. Ma non è tutto: all’inizio del 2000 ci sono stati 5 omicidi riconducibili alla Sacra Corona Unita vicino Amsterdam».
Paulissen confida nel team di specialisti sulle mafie italiane per arginare il fenomeno: «Ci sarà un monitoraggio permanente e costante e ci rifaremo anche ad un dossier sulle mafie italiane che abbiamo elaborato recentemente e che ci offre un quadro della presenza dei criminali e dei reati che più frequentemente commettono...»

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