1 febbraio 2018 - 04:27

«Vogliono uccidermi solo perché sono il figlio di Luigi Giuliano, il re di Napoli»

Il figlio del boss di Forcella, dissociato dalla camorra e incensurato, racconta come le baby gang «sfrattano» dai rioni le vecchie famiglie rivali per ostentare il controllo del territorio

di Antonio Crispino

shadow

Nunzio Giuliano non ha precedenti penali per camorra, nessuna affiliazione e nessuna velleità di comando. Però ha un cognome pesante, è il figlio di Luigi Giuliano, il «Re» della camorra, un simbolo criminale. Il boss dagli occhi di ghiaccio che negli anni ’80, per più di un decennio ha dominato l’intera città. Il suo pentimento, avvenuto nel novembre del 2002, rappresentò una vera e propria bomba in seno alla camorra cittadina rendendo necessario il trasferimento suo e di tutta la sua famiglia lontano da Napoli. Tra questi anche il figlio Nunzio.
Di recente, però, il Servizio Centrale di Protezione dei testimoni e collaboratori di giustizia ha comunicato al figlio del «Re» la fine del programma di protezione perché non ci sarebbero più elementi di rischio. E lui è ritornato nel quartiere di origine: Forcella. Una presenza che invece non è passata inosservata alle baby gang che imperversano nel quartiere del centro storico.
«Devi andartene da qui, ora comandiamo noi e tu non conti niente, sei solo il figlio di un pentito, sei immondizia» è stato il primo avviso recapitato il 17 dicembre scorso. Dalle parole sono passati ai fatti. «Il 19 gennaio un ragazzo sui vent’anni mi ha avvicinato su uno scooter mentre ero in piazza e mi ha puntato una pistola alla testa dicendomi che se non traslocavo altrove mi avrebbe ammazzato» racconta Giuliano. Non gli hanno sparato ma lo hanno mandato all’ospedale. In cinque lo hanno aggredito e riempito di calci e pugni.


Pur essendo incensurato e ridotto a dormire in una macchina parcheggiata nel garage di famiglia a Forcella, a Nunzio Giuliano è stato ordinato di prendere le sue cose e cambiare aria. «Non do fastidio a nessuno, non sono implicato in faccende di camorra, anzi, io odio il Sistema. Lo fanno solo per dimostrare che sono onnipotenti, che hanno il controllo totale del territorio, per potersi vantare che hanno sottomesso un Giuliano ma io con mio padre non ho nulla da condividere, ho sposato la legalità come già fece in passato mio zio Nunzio, fratello di Luigi».
Il paradosso è che tra i ragazzini che cercano di imporsi sulla scena camorristica e che hanno organizzato il repulisti del quartiere ci sarebbe anche un parente degli stessi Giuliano, a dimostrazione della frammentazione di quello che fu il clan più potente della città. Il padre di uno di questi babyboss fu condannato a quasi vent’anni di carcere per le dichiarazioni di Raffaele Giuliano, altro fratello di Luigi e divenuto anch’egli collaboratore di giustizia. «Un altro ragazzo mi pare appartenga alla famiglia Stolder» ha raccontato Nunzio ai carabinieri. Elemento emblematico visto che uno dei fratelli Giuliano, Salvatore, ha sposato una Stolder e da questa unione è nato Raffaele detto «Lello» Giuliano, il rampollo della paranza dei bambini poco più che ventenne che oggi vorrebbe riesumare il potere dello zio Luigi.


«Avevo un fratello gemello, si chiamava Gianni, fu ammazzato proprio per queste logiche, sotto casa mia. Quelli che volevano comandare pensarono di ucciderlo per mandare un segnale. Oggi io mi rivedo nella stessa situazione, l’unica differenza è che lui aveva rifiutato la protezione mentre io la sto chiedendo ma me la rifiutano. Questi ragazzini pensano che ammazzando uno con un cognome pesante acquisiscono punti nella catena di comando, non gli importa se hai scelto di fare un’altra vita, resti un simbolo e ucciderti per loro è una medaglia sul petto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA