Attualità
1 Ottobre 2017
Povertà, mancata istruzione ed emarginazione ne minano la crescita. Se n'è parlato a Internazionale a Ferrara

L’infanzia dei supereroi, essere bambini nel dopo crisi

di Redazione | 2 min

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La parola ‘infanzia’ significa ancora qualcosa nell’Italia post crisi economica? A questa domanda si è provato a dare risposta nell’incontro, nell’ambito del Festival di Internazionale, dal titolo “Piccoli supereroi. Come stanno i bambini in Italia? Mappa dell’infanzia a rischio” a cui hanno preso parte il direttore di Save The Children, Valerio Neri, lo scrittore Fabio Gera e il giornalista Giulio Cederna.

Parlare d’infanzia in un paese per anni afflitto dalla crisi economica significa inevitabilmente fare i conti con disuguaglianze tali da rendere la crescita e l’inserimento sociale del bambino assai precari. “Ci sono bambini – stigmatizza Valerio Neri – che nel 2017 non sono usciti nemmeno una volta nella loro vita dal quartiere in cui abitano e tanto meno hanno trascorso una serata al cinema. Sembra impossibile ma è così, non solo in realtà emarginate della Penisola ma anche in contesti apparentemente floridi come le città del Nord Italia. La precaria condizione economica della famiglia di origine imbrigliare questi piccoli a un futuro personale di altrettanta precarietà economica poiché il nostro Paese non consente mobilità sociale. Se nasci benestante hai tutte le possibilità per realizzarti, se nasci in povertà rimani povero proprio perché non hai accesso a un mondo sociale. La politica non aiuta: spesso si sente parlare di infanzia, ma ormai questo tema è diventato una melassa ipocrita che peggiora solo le cose”.

Un pensiero condiviso anche da Giulio Cederna. “I bambini di oggi sono davvero dei supereroi viste le circostanze sfavorevoli in cui sono costretti a vivere: ben il 10% di loro deve fare i conti con la povertà che gli nega l’istruzione e il contatto con il contesto sociale. Ma in generale essere bambini nel 2017 non è facile poiché la nostra società non è attenta a chi è in questa fase della vita”.

Detto ciò, i bambini di cinquant’anni fa erano davvero così diversi dai bambini di oggi? Secondo lo scrittore Fabio Gera tutta questa differenza generazionale non vi è. I giovani di ieri e i giovani di oggi sono molto più simili di quanto non si pensi. L’unica differenza è che è cambiato il mondo intorno a loro, “sono cambiati i modelli ed è cambiato il modo di noi scrittori di raccontare l’infanzia e l’adolescenza. Noi narratori in generale dobbiamo essere dei radar poiché siamo i responsabili delle storie di cui si nutrono i nostri ragazzi”.

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