Attualità
1 Ottobre 2017
La situazione delle donne rapite raccontata da chi ha vissuto in quei luoghi

Boko Haram: la guerra dimenticata della Nigeria

di Redazione | 3 min

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di Lucia Bianchini

Due milioni e trecento mila profughi interni e tra i venti e i cinquanta mila morti dal 2014: questi i numeri della situazione che sta vivendo il nord della Nigeria a causa del movimento di Boko Haram, termine che significa ‘l’istruzione occidentale è proibita’.

Di questo hanno parlato lo scrittore tedesco Wolfgang Bauer, Natalie Roberts di Medici senza frontiere e Issa Saibou dell’Università del Camerun che hanno potuto vedere con i propri occhi la situazione creata da questa guerra, che al contrario di quanto sostiene il governo nigeriano, continua ancora.

Come hanno spiegato i relatori, nel movimento terroristico di Boko Haram è molto importante l’aspetto religioso ma anche un antico passato di tribù che avevano costruito grandi imperi, poi sopraffatti dagli occidentali.

Queste tribù hanno reagito rifiutando ogni influenza occidentale, anche i flussi commerciali, e questo spiega perchè il Nord del paese non si sia sviluppato come il sud. Vi è poi stato il tentativo di fare leva sulla vecchia gloria delle tribù e lo scopo dei membri di Boko Haram è esortare i giovani ad unirsi a loro per guadagnare la libertà che non hanno.

Bauer ha potuto intervistare alcune ragazze rapite da Boko Haram, su cui ha scritto il libro ‘Ragazze rapite’. Il ricordo più forte che il giornalista ha di ciò che ha visto è: “Una giovane donna che era riuscita a scappare dalla prigionia nella foresta e portava con sé un bambino neonato che aveva avuto da un combattente che era stata obbligata a sposare. Mi raccontò che molti le avevano consigliato di uccidere il suo bambino perché era un figlio di Boko Haram e temevano addirittura che da grande sarebbe entrato nel movimento. Lei non ce l’aveva fatta ad ucciderlo ma il distacco emotivo da suo figlio era tale che mi disse che sarebbe stato meglio averlo ucciso”.

Il problema più grave, come racconta Issa Saibou è che c’è la tendenza a vedere queste ragazze rapite dai terroristi non come vittime, ma come una minaccia, visto che spesso dopo che i miliziani hanno fatto loro il lavaggio del cervello sono usate come armi umane.

Addirittura, visto la grande credenza religiosa, si pensa che siano portatrici di demoni, per questo una volta fuggite dalla prigionia per loro è immensamente difficile tornare ad una vita normale. Come ha riportato Saibou molti fonti locali hanno confermato che la tendenza di Boko Haram quando arriva in un villaggio è di uccidere gli uomini e tenere prigioniere le donne allo scopo di creare una nuova generazione di ‘adepti’ del movimento.

Ci sono problemi anche ad intervenire in queste situazioni, come ha spiegato Natalie Roberts di Medici senza frontiere: “In molte aree il governo nigeriano ci vieta l’accesso, perché è pericoloso, ma temiamo anche che il Governo non voglia che si sappiano le condizioni di queste popolazioni”.

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