“Senza le radici non si può vivere”. Francesco ricorda le sofferenze dei migranti

“Senza le radici non si può vivere: un popolo senza radici o che lascia perdere le radici, è un popolo ammalato”. Lo ha sottolineato Papa Francesco nell’omelia alla Domus Santa Marta. Nella sua riflessione il Papa ha fatto riferimento anche alla “nostalgia dei migranti”, coloro che “sono lontani dalla Patria e vogliono tornare”. Francesco ha citato in proposito “Ma se ghe penso”, un canto eseguito dal coro alla fine della messa che ha concluso la sua recente visita pastorale a Genova, “come ricordando tutti i migranti che volevano essere lì, alla messa del Papa, ma erano lontani”.

L’invito di Francesco è invece a restare legati alle proprie tradizioni culturali anche se si è dovuti partire. “Una persona senza radici, che ha dimenticato le proprie radici, è ammalata. Ritrovare, riscoprire le proprie radici e prendere la forza per andare avanti, la forza per dare frutto e, come dice il poeta, ‘la forza per fiorire perchè – dice – quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che ha di sotterrato’. Proprio quel rapporto tra la radice e il bene che noi possiamo fare”.

“Le resistenze – ha osservato – sono di quelli che preferiscono l’esilio, e quando non c’e’ l’esilio fisico, l’esilio psicologico: l’auto-esilio dalla comunità, dalla società, quelli che preferiscono essere popolo sradicato, senza radici”. “Dobbiamo pensare – ha poi concluso – a questa malattia dell’auto-esilio psicologico: fa tanto male. Ci toglie le radici. Ci toglie l’appartenenza”.