Padre Zollner: tra 4 e 6 per cento dei preti coinvolti in abusi prima del 2000. Francesco incontrerà vittime in Irlanda

Nuovo incontro tra Papa Francesco e le vittime di abusi sessuali compiuti da ecclesiastici. Avverrà nel corso del viaggio in Irlanda previsto sabato e domenica in
occasione dell’Incontro Mondiale  delle Famiglie. “Il Papa incontrerà le vittime che hanno subito
gli abusi e solo dopo l’incontro si deciderà cosa rendere pubblico. Il
Pontefice desidera soprattutto ascoltare”, ha annunciato il portavoce vaticano, Greg Burke, nel corso del briefing dedicato al 24esimo viaggio internazionale di Bergoglio. Burke ha spiegato che nei sei discorsi che Francesco terrà nella due giorni irlandese è “molto probabile” che dedicherà una riflessione alla piaga degli abusi sessuali. Particolarmente toccante sarà la preghiera silenziosa del Papa nella cattedrale di Saint Mary, dove c’è una lampada che ricorda le vittime di abusi.

Papa Francesco sarà il secondo Pontefice a visitare l’Irlanda. Il
primo Papa fu Giovanni Paolo II nel ’79. Nel 2011 Benedetto XVI aveva scritto una lettera ai cattolici dell’Irlanda chiedendo loro perdono a nome dei vescovi che hanno coperto gli abusi e promettendo una visita, quella che compirà invece il successore Francesco il quale a sua volta ha scritto ieri una lettera al Popolo di Dio.
A spingerlo sono state le notizie recenti. “La gente è stata scossa da molte storie di abusi in questi giorni, e molti hanno chiesto pubblicamente al Papa di dire qualcosa, di fare qualcosa”, spiega padre Hans Zollner, membro della Commissione pobtificia per la protezione dei minori.

Secondo il gesuita, “la lettera può essere vista come un primo passo per dire qualcosa e l’azione seguirà. Ma le misure in una situazione così grave devono essere ben ponderate per poter rispondere alla profondità della sfida”.

“Rivolgendosi a tutto il popolo di Dio, è importante notare che il Santo Padre non sta dividendo la Chiesa in ’clero’ e ’laici’. Denuncia – come tante volte prima – il clericalismo che è secondo la sua analisi una delle radici degli abusi e di una ’cultura di omertà’ che deve sparire e al posto di essa deve crescere una cultura di attenzione, protezione e di vera umiltà. Non solo a parole, ma con i fatti: perdere prestigio, potere e i loro
simboli”, spiega il gesuita tedesco all’agenzia della Cei. “Il clericalismo è una mentalità che mette il clero in una ’classe superiore’, e il Santo Padre sta sottolineando che c’è un solo
Corpo di Cristo con molte parti e ruoli da svolgere. Nessun membro del Corpo è al di sopra della legge, della giusta critica, della discussione. Una delle conseguenze di una mentalità da
’élite speciale’ è l’idea secondo la quale ’posso permettermi quello che voglio’, e questo ha portato ai crimini più scioccanti, alla (spesso) totale assenza di empatia con le
vittime e del senso di responsabilità da parte di tanti rappresentanti della Chiesa locale”.

Nell’intervista all’agenzia Cei il gesuita fornisce una valutazione di quasi 20 volte superiore riguardo al numero di sacerdoti coinvolti nel fenomeno degli abusi, che per la Congregazione del clero erano circa il tre per mille. “Troppi sacerdoti – ha affermato lo psicologo ex vice rettore della Gregoriana – tra il 4 e il 6 percento nell’arco di 50 anni (1950-2000) hanno agito contro il Vangelo e contro le leggi. Dal momento che i vescovi americani hanno preso sul serio la lotta contro questo male, dal 2002, non ci sono quasi più accuse di nuovi casi. Mi preme dire che l’Italia non ha ancora vissuto un tale momento di verità riguardo l’abuso sessuale e lo sfruttamento del potere riguardo il passato. Mi auguro che queste ultime settimane, con tante notizie sconvolgenti, abbiano aperto gli occhi e il cuore anche alla Chiesa italiana e ai suoi responsabili per impegnarsi senza esitazione e in modo consistente in ciò che è una chiamata urgente del Signore a tutto il Popolo di Dio”.