La tristezza è il contrario del cristianesimo. Francesco ricorda don Tonino Bello: la paura dell’altro fa stare a terra. Poi aggiunge: il Salento ha il mare più azzurro

“Il contrario di un popolo cristiano è un popolo triste”. Questa affermazione del vescovo Tonino Bello, del quale è in corso la causa di beatificazione, è stata ricordata da Papa Francesco nel saluto alle diocesi di Santa Maria di Leuca e Molfetta, che gli hanno restituito la visita dello scorso 20 aprile, quando il Pontefice volle rendere omaggio alla tomba di don Tonino a Alessano e poi nella sua cattedrale, esaltandone la testimonianza eroica e l’innovativo messaggio, del quale è parte integrante il suo invito a “non contristarsi per nessuna amarezza di casa vostra o per qualsiasi altra amarezza. Non contristate la vostra vita”. “Facciamo nostra – ha esortato il Papa – la raccomandazione a non contristarci mai: se la metteremo in pratica porteremo il tesoro della gioia di Dio nelle povertà dell’uomo d’oggi. Infatti, chi si contrista rimane solo e vede solo problemi; così sono il chiacchierone e la chiacchierona”.

“Quando trovo persone così – ha confidato Francesco ai fedeli delle due diocesi – domando: ‘tu cosa hai nelle tue vene, sangue o aceto?’. Chi invece mette il Signore prima dei problemi ritrova la gioia. Allora smette di piangersi addosso e, anziché contristarsi, incomincia a fare il contrario: consolare”.

Francesco si è quindi soffermato sulla spiritualità dell’attesa e dell’antipaura che don Tonino ha sempre praticato. “Chi mette il Signore al centro – ha spiegato – non vive di attese che poi magari non si realizzano, si tratta di desiderare il Signore che sempre porta novità”. Don Tonino, ha detto, “notava che la vita è piena di paure: ‘paura del proprio simile. Paura del vicino di casa… Paura dell’altro… Paura della violenza… Paura di non farcela. Paura di non essere accettati… Paura che sia inutile impegnarsi. Paura che, tanto, il mondo non possiamo cambiarlo… Paura di non trovare lavoro”.

“A questo scenario cupo, diceva che l’Avvento risponde con ‘il Vangelo dell’antipaura’. Perché mentre chi ha paura sta a terra, abbattuto, il Signore con la sua parola risolleva, attraverso i due verbi dell’antipaura, i due verbi dell’Avvento: alzatevi e levate il capo”. “Se la paura fa stare a terra, il Signore – ha aggiunto Francesco – invita ad alzarsi; se le negatività spingono a guardare in basso, Gesù invita a volgere lo sguardo al cielo, da dove arriverà Lui. Perché non siamo figli della paura, ma figli di Dio; perché la paura si sconfigge vincendo con Gesù il ripiegamento su sé stessi: andando oltre”.

“Il vostro è il mare più azzurro che ho visto in mia vita”, ha detto inoltre Francesco ai fedeli delle diocesi di Santa Maria di Leuca e Molfetta, ricevuti oggi in Vaticano in “visita di restituzione” dopo il viaggio pastorale dello scorso aprile sui luoghi di don Tonino Bello. “Voi – ha aggiunto il Papa nel discorso ai fedeli delle due diocesi che gremivano oggi l’Aula Nervi – conoscete bene la bellezza del mare, che vi abbraccia nella sua grandezza. Guardandolo, potrete pensare al senso della vita: abbracciata da Dio, bellezza infinita, non può rimanere attraccata a porti sicuri, ma è chiamata a prendere il largo”.

“Il Signore – ha poi concluso Francesco – chiama ciascuno di noi a inoltrarsi in mare aperto. Non ci vuole controllori del molo o guardiani del faro, ma naviganti fiduciosi e coraggiosi, che seguono le rotte inedite del Signore, gettando le reti della vita sulla sua parola”.